C’era un tempo in cui gli spazi estivi all’aperto non abbondavano. Le vecchie Murate, il Parterre, l’Anfi. Di quel tempo, all’inizio dei Novanta più o meno, fu la regina incontrastata. Era un chiosco come altri ce n’erano, lungo l’Arno e non solo, ma per la sua forma la si chiamava in gergo “la Pagodina”.

Collocata nei giardini di piazza Poggi, consentiva d raccattare qualcosa da bere e poi sedersi lungo la spalletta a lasciar trascorrere il tempo indolente delle sere estive. Il suo successo fu crescente, anno dopo anno, e superava quello delle adiacenti Rime Rampanti, dove il bere costava assai di più. Fu poi rimpiazzata dal crescere dei luoghi di aggregazione, e, infine, dall’attuale Spiaggina che adesso l’ha inglobata, non senza essere finita in una scena del Ciclone di Pieraccioni. Ma se io penso all’inizio dei Novanta due cose mi vengono in mente, direttamente associate: la Pagodina, e la Corona col limone nel collo della bottiglia.

 

di Leandro Ferretti