L’avventura dei C+C=Maxigross comincia nel 2008 con un alcuni pezzi folk registrati in una casa in montagna. Da allora ne sono passati di anni e dall’uscita di “Ruvain”, il loro primo album pubblicato nell’aprile 2013, la band non si è fermata per un anno e mezzo sforando le 120 date del Ruvain tour. Dopo aver calcato palchi internazionali – Primavera Sound, Fusion FestivalEurosonicReeperbahnCMJ (New York) – i  C+C=MAXIGROSS tornano a suonare a Firenze, sabato 14 novembre, al Glue.

 

Alberto Mariotti, in arte Samuel Katarro e membro del gruppo King of the Opera, ha fatto due chiacchiere con il leader della band Tobja Pohltronjery:

Innanzitutto complimenti per Fluttarn. L’ho ascoltato solo un paio di volte perchè l’ho dimenticato nell’auto della mia ragazza (beata lei), comunque ho fatto in tempo ad individuare la mia canzone preferita: Bruce Skate, ovvero i Teenage Fanclub che suonano acid rock e Dio solo sa (cit.) cos’altro. Qual’è invece la vostra prediletta dell’album? Perchè?

Grazie dei complimenti! “Bruce Skate” per noi è un omaggio a cuore aperto a Beck musicalmente parlando, ma nonostante l’apparente scanzonaggine dell’inizio il testo parla di momentacci della vita… Difficile dire cosa preferiamo (dovrei parlare a nome di tutti) e cosa preferisco… Sono affezionato all’unicum che è venuto fuori, che per quanto variegato e sfaccettato è il risultato di una lunga selezione di suoni, materiali, spezzoni, jam, demo e stranezze assortite che abbiamo fuso assieme. Per me “Fluttarn” è una traccia unica.

 

La cosa che mi ha impressionato maggiormente di Fluttarn è il perfetto equilibrio tra ricercatezza e fruibilità. Ma cosa c’è dietro? Un concetto? Un sentimento? Una visione?

Anche questo è un super complimento, e fa molto piacere che tu lo dica. È un disco molto pop, il più pop che abbiamo fatto fino ad ora, se per pop intendiamo un’attitudine e una sonorità generale che va oltre le singole canzoni… Se il primo ep “Singar” era molto naif e non c’era altra intenzione se non di inventarsi un nostro mondo, “Ruvain” il primo album ruota attorno al folk, mentre ora con “Fluttarn” stiamo cercando di allargare gli orizzonti. E tieni conto che abbiamo lasciato fuori dal disco i pezzi più lunghi e jammosi proprio per mantenere una solidità (per quanto dilatata) e una compattezza pop. Il sentimento generale penso sia semplicemente la nostra vita in questi anni di tour, di cambiamenti come formazione e come individui, di diventare più grandi e adulti, di rischiare e di buttarsi in sfide e avventure da cui non si torna indietro… più menti e più amici che lavorano a un disco decisamente collettivo dove spuntano le personalità di ognuno sorreggendosi l’un l’altro.

 

Le parti vocali mi piacciono molto ma…Tobia, sei veramente tu quello che canti? Non ti riconosco, cos’è successo?

Beh grazie! Ma cantiamo in tantissimi! Mi hai riconosciuto? Proprio volontariamente non abbiamo specificato nei credits chi canta cosa… a parte gli ospiti!

 

Avete collaborato con un sacco di musicisti ganzi (da noi si dice così): Miles Cooper Seaton (Akron/Family), Martin Hagfors (HGH, Jaga Jazzist, Motorpsycho ecc.), Marco Fasolo (Jennifer Gentle) e Håkon Gebhardt (Motorpsycho). Avete mai giocato a “preferiresti” con loro? Se sì, com’è andata? Se no, come pensate sarebbe andata?

Quando leggo questi nomi di fila e poi penso che sono presenti nel nostro disco… e nella nostra vita, faccio fatica a pensare ad altro se non che si, sono veramente molto ganzi. Ma molto molto. Non riesco ad andare oltre! È ancora un sogno ad occhi aperti! Sono tra i miei musicisti preferiti di sempre!

 

Raccontatemi qualcosa di rock’n’roll. Il mondo ne ha bisogno.

Welby, il nostro batterista, è svenuto sulla batteria a fine tour di “Ruvain” un anno fa, nel bel mezzo di una canzone. Altro che Keith Moon. Il pezzo “Let It Go” su “Fluttarn” parla proprio di quella vicenda e quelle sensazioni!

 

Sabato 14 novembre

C+C=Maxigross + Matilde Davoli in concerto

Glue Alternative Concept Space

ingresso libero con tessera Glue