di elena magini

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Dalla sua apertura nel 2007 il CCC Strozzina presenta come tratto distintivo della sua attività espositiva l’alternarsi di mostre collettive che approfondiscono e indagano tematiche emblematiche della condizione odierna, con uno sguardo rivolto all’attualità socio-politica, mass-mediale e culturale.

Parlare della bellezza, in questa prospettiva, oltre al proporre una progetto ambizioso da un punto di vista teorico e storico, significa ascrivere il dibattito sull’argomento all’interno di una specificità del nostro essere contemporanei, o quanto meno verificare come tale permanenza possa costituire ancora oggi un sistema significante per l’arte. La mostra, lontano da volontà di definizioni omnicomprensive e assolutistiche, offre otto diverse declinazioni delle singolari esperienze con cui gli artisti percepiscono o intendono la bellezza oggi, la sua finalità, il suo valore, la sua cogenza nel nostro modo di relazionarci all’esistente. Una bellezza che non è risposta ad un convenzionale canone, ma mira a rappresentare le complessità e le idiosincrasie della società contemporanea, preponendo allo spettatore un’esperienza composita di partecipazione sensibile e emotiva con le opere esposte.

Sulla tensione tra sguardo sulla realtà, sua percezione e rappresentazione, giocano ad esempio i lavori di Andreas Gefelder (Germania, 1970) e Alicja Kwade (Germania, 1979). In Teleportation Kwade costruisce un’installazione di luci – lampade da tavolo inserite tra lastre di vetro – che creano rispecchiamenti e sfasature visive. La visione complessiva dell’opera si modifica percorrendo lo spazio: la diversa distanza che lo spettatore intrattiene con gli oggetti va a infatti a disvelare il loro funzionamento, proponendone una percezione rinnovata. Andrea Gefelder impiega la manipolazione fotografica per proporre un’estetizzazione dei soggetti ritratti. Che lo sguardo fotografico si rivolga a piante o a costruzioni urbane, queste vengono cristallizzate nell’immagine come fossero disegni astratti, a evocare l’ordine e l’armonia che sottendono sia il paesaggio naturale che quello antropico.

La bellezza come agente attivo di cambiamento è invece raccontata in Dammi i colori di Anri Sala (Albania, 1974). Il video narra l’azione dell’artista/sindaco Edi Rama, che ha fatto ridipingere con colori sgargianti tutti gli edifici della città di Tirana, caratterizzati da una rigida architettura post-socialista. L’azione rappresentata pone in relazione la trasformazione estetica al rinnovamento politico/culturale che ha coinvolto la città nello stesso periodo, evidenziando la possibile funzione sociale dell’arte.

La circoscrizione degli inventi, la loro eterogeneità e relatività, caratterizzano Un’idea di bellezza. La personalissima interpretazione degli artisti, le suggestioni offerte, favoriscono una riappropriazione personale da parte degli spettatori, evidenziando la qualità soggettiva sia dei lavori esposti che della partecipazione del pubblico ad un tema antico e universale, avvertito ancora oggi come fertile argomento di riflessione.

in alto: Wilhelm Sasnal – “Anka in Tokyo” 2006, Olio su tela