TAB Take Away Bibliographies e l’Archivio Andrea Marescalchi presentano giovedì 4 dicembre la mostra Acquilunio, prima personale di Emanuele Caprioli a Firenze, a cura di Valeria d’Ambrosio, nell’ambito del progetto Uno, qualcuno, chicchessia: sulle tracce di Andrea Marescalchi, volto alla valorizzazione dell’archivio e realizzato grazie a Toscanaincontemporanea2025, bando pubblico di Regione Toscana che si inserisce nell’ambito del progetto Giovanisì.
Acquilunio è l’esito di una residenza svolta tra luglio e ottobre 2025 presso l’Archivio Andrea Marescalchi in cui Caprioli ha approfondito, con la guida di TAB, materiali, documenti e opere. La mostra, visitabile fino al 4 gennaio, è allestita negli spazi del Museo Sant’Orsola, polo di esposizione di idee e progetti inediti, centro culturale e di sperimentazione artistica.

1997 Bobo studio via Toscanella © Museo Riz à Porta, 1997
L’Archivio Andrea Marescalchi: un diario aperto
A dieci anni dalla morte dell’artista, l’archivio ha scelto di aprire le sue porte alla comunità, lavoro da sempre sostenuto da Zita Marescalchi che lo gestisce insieme a Serena Bencini, Arturo Marescalchi e Irene D’Amato, grazie all’Associazione Culturale nata nel 2017, attraverso azioni di residenza e dialogo dell’opera di “Bobo” con artisti emergenti.
Uno qualcuno chicchessia – Foto Giulia Lenzi
Oltre la granitica concezione dell’archivio come luogo chiuso in se stesso, di difficile accessibilità e di rara comprensione nei suoi meccanismi, TAB e Zita Marescalchi propongono una visione allineata con la curiosità e le esigenze di una comunità variegata, dove l’archivio, come entità, sia un mondo da esplorare. Come spiega Barbara Cinelli, gli archivi «sono il luogo di quello che vogliamo conservare, far vivere, ma anche riaprire e ricontestualizzare. Un archivio come quello di Andrea Bobo Marescalchi è un mondo che ancora ci parla». Il progetto di residenza si è sviluppato in seguito a una serie di eventi e progettualità con cui TAB ha sentito di doversi confrontare. «Nel caso specifico dell’archivio Marescalchi – continua Cinelli – ci è sembrato che questo personaggio, questo signore, questo artista che diceva di sé “io faccio il pittore, non faccio l’artista” avesse molti contatti con il mondo di oggi. La generosità di Serena Bencini e Zita Marescalchi ci ha consentito di conoscere dall’interno questo mondo: noi non abbiamo visto solo le opere, abbiamo aperto taccuini e visto fotografie.» L’archivio, infatti, per Zita Marescalchi, ha bisogno di tempo e cura per essere compreso nella sua complessità. La produzione di Bobo è «declinabile e leggibile attraverso altre discipline: è proprio il suo lavoro che è predisposto in questo modo». La multidisciplinarietà è fondamentale anche per TAB che per la prima volta decide di cambiare approccio, come spiega Azzurra Gasparo: «abbiamo deciso di cambiare il modus operandi: non abbiamo fatto nessuna call perché le quattro figure insieme all’artista siamo noi: curatrice, storica dell’arte, grafica, video maker; ci siamo messe in gioco e da ruolo di supervisor siamo passate a persone in residenza.»
Senza titolo [farfalline + teoria della potenza del continuo]
Acqua e luce, invisibili elementi concreti
La mostra Aquilunio si inserisce all’interno di questa densa ricerca, scegliendo un artista giovane come Emanuele Caprioli che lavora al limite tra arte e scienza, per creare un’affinità con il lavoro di Andrea Marescalchi. A corredo di questa esposizione, un quaderno creato durante la fase di studio dell’archivio. Cinelli sottolinea come il lavoro svolto sia diventato «un nostro archivio per costruire la fanzine che si è configurata come un piccolo catalogo della residenza; verrà esposto a Sant’Orsola come se fosse anch’esso un’opera», atto definito formativo per la stessa TAB che lavora sulla condivisione di bibliografie.
Uno qualcuno chicchessia – Foto Giulia Lenzi
La curatrice Valeria D’Ambrosio spiega come la pratica di Caprioli sia affine a quella di Marescalchi per diversi punti, tra cui la fascinazione per il mondo animale, presente in mostra in modo implicito. «La pratica di Emanuele – afferma D’Ambrosio – ha come fondamento l’impegno a mettere in dialogo le sue opere con la fenomenologia naturale, ovvero tutto ciò che è contesto atmosferico: la condensa, le intemperie, il cambio delle stagioni. Le sue opere tendono a cambiare, a mimetizzarsi, a volte anche a disintegrarsi pur lasciando una traccia.» La mostra parte da una duplice esplorazione, tra concreto ed effimero in cui le produzioni di Caprioli sono in relazione con due lavori di Marescalchi, una dimensione tra umano e non umano che, specifica la curatrice, «è un gioco che volevo fare per trasportare il visitatore a un livello più metafisico, tipico del lavoro di Caprioli e Marescalchi. Quello che Emanuele cerca di fare è aprirsi alla trasformazione ambientale in maniere non evidenti.» In questo modo, memoria privata e ambiente collettivo, tempo finito ed eternità si dipanano in una dicotomia che porta all’affiorare della pratica artistica di Marescalchi, per il tramite di Caprioli.
Per ulteriori informazioni:
ACQUILUNIO
a cura di Valeria D’ambrosio
5 dicembre 2025 – 4 gennaio 2026
Museo Sant’Orsola, Firenze
Orari di apertura:
Lunedì-Domenica (escluso il martedì)
Dalle 10:00 alle 18:00 (ultimo ingresso 17:30)
La mostra è accessibile alla fine del percorso della mostra The Rose That Grew From Concrete (5 settembre 2025 – 4 gennaio 2026)
