Biografia di Alberta Bigagli, poeta capace di unire il talento letterario alla cura per le persone con disturbi psichiatrici e al legame con le persone detenute.
C’è qualcosa di speciale all’interno di un piccolo fondo sito in via della Chiesa 50 rosso, nel rione di Santo Spirito. L’instancabile Fiorella Falteri vi custodisce con devozione e affetto un tesoro fatto di libri, scritti, carte e memoria. È bene partire da questo luogo per parlare della poeta, scrittrice e psicopedagogista fiorentina Alberta Bigagli (1928-2017). Proprio in via della Chiesa 50r si trova l’archivio che ne raccoglie tutto il materiale edito e inedito curato da Fiorella ed è qui che recentemente è stata presentata la raccolta postuma di alcuni scritti di Bigagli Sto leggendo, note critiche in prosa e in versi, edito da Polistampa.
In questo spazio, inoltre, la poeta negli ultimi anni portava avanti il progetto pionieristico di Linguaggio Espressivo, ovvero un laboratorio collettivo di ricerca poetica basato sul metodo da lei stessa definito “tu parli io scrivo”. Bigagli lo sperimentò per la prima volta nel ’76 al Centro Attività Espressive dell’Ospedale Psichiatrico di San Salvi intuendo – come scrive nella sua autobiografia Libertà e Bisogno – che i malati psichiatrici «hanno la disposizione al linguaggio poetico nascosta appena sotto la pelle e hanno conservato in modo incorrotto certi canali interiori atti alla manifestazione artistica come alla comunicazione diretta».

Dettaglio Rembrandt. Matteo Terzano
Solo un anno prima aveva esordito per Vallecchi con L’amore e altro, la sua prima raccolta di prose liriche, per cui l’illustre poeta Carlo Betocchi scrisse una lusinghiera e puntuale prefazione dal titolo Sulla via di Dino Campana in cui la definì «poetessa originaria» e accostandola così al grande poeta dei Canti Orfici – scomparso nel 1932 per l’appunto in un ospedale psichiatrico a Castel Pulci. Torniamo dunque ai luoghi, dato che dopo la sua prima esperienza a San Salvi, l’indagine di Linguaggio Espressivo continuò negli anni ’80 e ’90 presso le scuole e altre istituzioni meno convenzionali come l’istituto per anziani Montedomini di Firenze, la Casa di riposo Ludovico Martelli di Figline, il carcere di Sollicciano, l’Ospedale Psichiatrico di Montelupo o ancora la sezione sex-offenders, i detenuti per reati di abuso su minori, della Casa Circondariale La Dogaia di Prato.
Da ognuna di queste esperienze nacquero diverse pubblicazioni che raccolgono i dialoghi, le voci, i ricordi di quegli eccezionali incontri. Intanto Alberta Bigagli avviò collaborazioni con associazioni, giornali e riviste dirette dai maggiori esponenti della cultura e della poesia fiorentina, poi diventati suoi grandi amici, come Franco Manescalchi e Mariella Bettarini fra gli altri. Inoltre pubblicò altre raccolte poetiche tra le quali citiamo L’arca di Noè (1986) per Gazebo, Il sentimento della storia (2006) per Novecento Poesia e Amore fu (2009) per Passigli editori, la sua opera omnia. Dopo la sua morte nel 2017 fu istituito da Fiorella Falteri e altri amici il Trust Alberta Bigagli Onlus che continua a mantenere viva la parola di una delle personalità, non solo fiorentine, più significative degli ultimi 50 anni. Un’intellettuale che senza paura né pregiudizi decise di entrare con rispetto in quei luoghi di emarginazione e sofferenza dell’animo per cercare un canto inascoltato, mescolarsi ad esso, liberarlo e forse, chissà, purificarlo. Ascoltiamolo dunque.
Non abbiate paura che sia presto.
Date voce all’impulso dell’innocenza
ed entrate con nuda parola
con lo sguardo diretto
nei luoghi del castigo del dolore
della sana ignoranza.
(Da Stop all’Alienazione, in Il sentimento della storia, 2006, Novecento Poesia)
