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Il paradigma di un secolo. Conversazione su Paradigma ‘700

By Fabio Ciancone

November 05, 2025

Nel 1778, la regina di Francia Maria Antonietta decise di onorare l’impresa della Belle Poule, una nave francese che aveva da poco sconfitto gli inglesi in guerra, mostrandone un modellino sulla parrucca.Qualche anno più tardi, quando Luigi XVI decise di farsi inoculare il vaccino contro il vaiolo, MariaAntonietta infilò nella parrucca simboli del re, della medicina e della pace. Così facendo non solo contribuì a dare credito alla medicina come strumento di welfare pubblico, ma rafforzò l’importanza della comunicazione politica attraverso i simbolismi nella comunicazione di massa. Questa non è di certo l’unica eredità di quel secolo: il Settecento ha dato vita all’Enciclopedia, all’intellettuale borghese, al cazzeggio, alla chimica moderna, ai mottetti di Bach, ai cicisbei. Molte di queste storie sono raccolte in Paradigma ‘700, il podcast di Tiziana Enrico, prossima ospite dell’evento mensile di Lungarno, che raccoglie biografie, vicende storiche e aneddoti del Secolo dei Lumi.

Tiziana Enrico si è formata da giovane come violoncellista e a partire dalla sua passione per il repertorio musicale del Settecento ha costruito questa serie di brevi racconti, giunta alla quarantaquattresima puntata al momento in cui scriviamo. Gli episodi durano 15-20 minuti e raccontano con ironia e, allo stesso tempo, con grande rigore un fatto storico, un fenomeno sociale o piccoli aneddoti del secolo in questione.«Non so perché ma fin da bambina sono stata attirata dall’estetica, dalla musica e dalla cultura delSettecento», ci racconta Enrico. «Approfondendo gli studi mi sono resa conto che è il primo secolo davvero moderno, che ha rivendicato una discontinuità forte con il passato, in cui gli occidentali non hanno sentito il bisogno di legittimare il nuovo tramite il ritorno all’antico. Abbiamo molte radici in quel periodo».

I podcast di storia, merito di autori come Barbero o del collettivo Nova Lectio, sono ormai diventati di interesse di un pubblico di massa: «Il merito di narrazioni come quella di Barbero, che è un grande comunicatore, è farci mettere nei panni di persone vissute in tempi molto lontani da noi. Questo ci permette di capire meglio periodi storici da noi distanti ed è anche l’obiettivo del mio podcast».

Abbiamo chiesto all’autrice quale storia l’ha affascinata di più tra quelle che ha raccontato: «NelSettecento gli spartiti musicali non erano rigidi e normati come nei secoli successivi, ma lasciavano molto spazio a chi eseguiva il brano. C’era un’osmosi tra compositore e musicista molto diversa rispetto a quella a cui siamo abituati oggi. Partendo da questo elemento ho studiato molto come la creatività, oggi come nel Settecento, possa essere un atto politico e rivoluzionario. Pensiamo alle parrucche delle nobildonne, che immaginiamo come simbolo della frivolezza e invece erano diventate uno strumento di espressione del proprio pensiero, dettato dal fatto che le donne non erano libere di esprimersi a voce in pubblico.Secondo me il Settecento è stato un grandissimo laboratorio di libertà».