Site icon Lungarno

Il Pallone prima del Pallone. Storia del Pallone col bracciale

Torna allo sferisterio delle Cascine di Firenze il campionato italiano di pallone col bracciale, lo sport che incendiava le piazze e che in pochi ricordano.

All’ombra dell’imponente e moderno Teatro del Maggio Fiorentino giace una desolata e malinconica costruzione, un po’ consunta dal tempo, di un cereo che ricorda la campagna maremmana di Fattori. Eppure lo Sferisterio delle Cascine, col suo caratteristico muro laterale, in un passato non così lontano era spesso gremito di migliaia di tifosi urlanti.

Fu costruito nel 1893 per accogliere uno sport oggi poco conosciuto, ma che al tempo era di fama nazionale: il pallone col bracciale o semplicemente Gioco del Pallone. Sì, perché sino all’avvento degli sport anglosassoni esisteva un solo gioco del pallone e spopolava soprattutto in Romagna, Toscana (chiamata “la culla del bracciale”), Marche, Veneto, Piemonte e Liguria. In questo sport, derivato dalla pallacorda, affine al tamburello e al tennis, due squadre si affrontano lanciandosi da un lato all’altro del campo una pesante palla di cuoio, colpendola per mezzo di un singolare bracciale in legno di 1 o 2 kg ricoperto da 105 cunei a punta smussata detti “bischeri”.

In origine si praticava per le vie delle città sfruttando come pareti di appoggio cinte murarie o facciate di palazzi signorili causando danni agli edifici e spesso disordini, come testimoniano ancora le targhe del centro storico che ne vietano il gioco. Dunque sul finire del ‘700 la sempre maggiore popolarità portò alla creazione di appositi spazi. Nell’Ottocento, a Firenze si contavano tre sferisteri poi sacrificati dal nuovo piano regolatore del Poggi: Il Caroti presso Porta alla Croce, lo sferisterio delle Cure nell’odierna Via Del Pallone, e l’arena di Porta a Pinti.

Ma le origini di questo sport sono più antiche tanto che il primo Trattato del Giuoco della Palla dello Scaino risale al 1555 e Baldassarre Castiglione già nel 1528 lo cita ne Il Cortegiano, celeberrimo manuale del perfetto cortigiano. Goethe poi ne parla in Viaggio in Italia, mentre grandi appassionati furono Antonio Canova, Carducci, Leopardi – famosa è un’ode al campione ottocentesco Carlo Didimi – e Edmondo De Amicis che al pallone dedicò la sua opera Gli Azzurri e i Rossi. Nel XIX secolo divenne vero e proprio fenomeno di massa giocando un ruolo importante nella costruzione di un’identità nazionale: tra una scommessa e l’altra proprio negli sferisteri teneva banco la questione dell’Unità d’Italia.

Tuttavia a inizio ‘900 il successo del Calcio – favorito anche dalla propaganda del regime fascista – e la chiusura degli sferisteri sancirono l’inesorabile declino di questo antico sport. Solo in Piemonte e Liguria il gioco del pallone continuò e continua ad avere un discreto seguito, ma in una variante chiamata Pallapugno che non prevede più l’uso del bracciale. Oggi il pallone col bracciale resiste solo in alcuni borghi toscani e marchigiani tra cui Mondolfo, Treia, Macerata, Chiusi e Monte San Savino, dove ogni anno si tengono Disfide tra le contrade del paese. Anche a Firenze, nonostante le difficoltà e l’incertezza, si sta tentando di riportare il Bracciale” attraverso rievocazioni ed eventi, difatti la fase finale del campionato italiano di bracciale 2025, nella prima metà di ottobre, andrà in scena proprio allo Sferisterio delle Cascine, dimenticato tempio di uno sport che ha fatto l’Italia.

Crediti fotografici: Paolo Petruzzi

Exit mobile version