Attraverso algoritmi generativi, Generaforma crea oggetti di design che espongono ed esprimono il linguaggio della natura. Gli oggetti, prodotti utilizzando biocompositi a base vegetale e biodegradabili, non imitano la natura, «ma ne adottano il linguaggio, perché sono definiti dalle stesse regole che governano l’evoluzione delle forme nel tempo».
Tutto ha inizio dall’osservazione di processi naturali geologici – per lo più fenomeni che modellano la materia nel tempo, come dilavamenti o abrasioni eoliche – poi Lorenzo Natali, con l’aiuto della tecnologia (vibe-coding, stampa 3D, AI), li riscrive, realizzando su vasi e lampade il segno di questi comportamenti.
I processi di vita della natura vengono espressi su nuove forme, che diventano contenitrici ed espositrici. Che rapporto si instaura tra il tuo lavoro, il linguaggio digitale e la materia?
«Si crea una sinergia tra natura-uomo-tecnologia. Per prima la natura: osservo il paesaggio reale e i suoi comportamenti. L’uomo poi interpreta e decide: seleziono ciò che desidero riportare negli oggetti e ne definisco le intenzioni formali. La tecnologia infine traduce: si creano strutture fatte di campi continui, soglie di transizione, rumori, linee di flusso e mappe di spostamento. La stampa 3D completa il percorso, traducendo il linguaggio digitale in materia. Gli oggetti nascono per riportare l’attenzione sulle specie pioniere e ruderali, che vivono ai margini dei nostri spazi urbani, rappresentando evoluzione e resilienza. Vasi e lampade si trasformano in strutture d’accoglienza, che riconnettono alla quotidianità. La natura fornisce il linguaggio, il digitale lo struttura in regole, la materia lo rende esperienza».
Con Generaforma nasce un design innovativo. Hai in mente degli sviluppi futuri?
«Vedo una sperimentazione continua su due assi che si intrecciano: da una parte collegare la generazione a parametri e dati del mondo reale per collezioni che mantengano un legame vivo con ciò che ci circonda; dall’altra esplorare materiali e tecniche per avvicinare la logica generativa e computazionale a pratiche materiche tradizionali. L’obiettivo è affermare il trinomio natura-uomo-tecnologia attraverso oggetti che riportano la natura in primo piano, e di cui la tecnologia ci permette di leggere logiche che l’occhio non coglie. Quanto a tempi e luoghi, preferisco che sia l’evoluzione del lavoro a parlare quando sarà il momento giusto».

Telluria
L’AI, che impieghi nei tuoi progetti, è molto dibattuta. Qual è la tua opinione a riguardo?
«L’AI è un’estensione della nostra capacità di esplorare e comprendere relazioni, ma non sostituisce la responsabilità nelle scelte. Non sono le funzioni, ma la direzione che conta: l’essere umano è mosso da interessi, potere e accesso alla conoscenza, e le tecnologie amplificano queste dinamiche. Nel prossimo decennio, il progresso tecnologico e la crisi ambientale metteranno alla prova le nostre istituzioni politiche e culturali. Senza una governance adeguata, un’alfabetizzazione critica e degli strumenti di controllo, aumenteranno sorveglianza, manipolazione e disuguaglianze. Tuttavia, se l’AI è guidata da principi etici e redistributivi, può diventare una forza positiva. Nel mio lavoro ad esempio, mi concentro su regole chiare, tracciabilità e validazione degli esiti, mantenendo l’AI come un mezzo, e non un fine».
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Photo credits: Generaforma (Lorenzo Natali)