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Paesaggi contemporanei e finestre sul mondo al Festival di Radicondoli 2025

By Erica Fialà

July 10, 2025

C’è un tempo per fare rumore e un tempo per ascoltare. Il Festival di Radicondoli, giunto alla sua trentanovesima edizione, sceglie di dedicarsi al silenzio per arrivare al cuore delle cose, citando Peter Brook. Dal 12 al 31 luglio 2025, nel cuore della Toscana, tra le colline senesi e le pietre vive di un borgo che si fa scena, torna uno dei festival teatrali più coerenti, radicali e necessari del panorama italiano ma anche internazionale. Il titolo di questa edizione, Il tempo del silenzio, suona come una scelta politica oltre  che poetica e culturale. Nel documento programmatico del Festival la parola silenzio ritorna come gesto fondante, non come assenza di suono, ma come spazio denso, produttivo, che mette a fuoco. Quest’anno il cartellone si costruisce intorno a tre parole chiave: memoria, dolore, speranza, tre fuochi che illuminano una proposta ampia, interdisciplinare e intergenerazionale di oltre 30 eventi, tra spettacoli teatrali, installazioni, concerti, progetti formativi e residenze artistiche in cui parola e scena si intrecciano con la realtà, la politica e la vita.

Un festival che sceglie il silenzio per fare rumore, intervista a Massimo Luconi

In occasione della presentazione del Festival abbiamo potuto rivolgere alcune domande al direttore artistico Massimo Luconi per indagare le ragioni e le caratteristiche di questo appuntamento sospeso tra le colline senesi, dove recarsi se si vuole ascoltare il mondo.

Vuole spiegarci l’intento programmatico di questa trentanovesima edizione?

Viviamo in un’epoca piena di brusii, rumori e chiacchiere e tornare all’importanza della parola, dell’ascolto è un atto di resistenza, da qui nasce il titolo di questa edizione. Il teatro ha bisogno di spazi di concentrazione, di vuoto e il silenzio è uno strumento per ritrovare una presenza autentica, un ascolto vero. In un tempo che consuma tutto in fretta, rivendicare lentezza e profondità è un atto teatrale.

In che modo il borgo di Radicondoli, con il suo paesaggio e la sua comunità, contribuisce alla costruzione dell’identità culturale del festival?

Radicondoli è un luogo speciale, dove il paesaggio è parte integrante del festival. Le scenografie naturali, i vicoli, i giardini, diventano luoghi di rappresentazione. Abbiamo un impatto tecnico minimo e siamo un festival molto green, ci è stato appena riconosciuto a Milano durante un convegno sui Festival, e lavoriamo sull’integrazione tra natura e azione scenica, creando un rapporto intimo con il pubblico e con lo spazio. Buona parte degli abitanti di Radicondoli sono abbonati al nostro Festival, inoltre abbiamo un pubblico di habitués che viene da tutta Italia e non solo.

Ci può anticipare quali saranno i progetti teatrali o performativi più emblematici di quest’anno?

Sono tantissimi, dai grandi della scena come Laura Marinoni, Paola Pitagora, Ulderico Pesce agli outsider straordinari come Peppe Lanzetta. E poi le voci giovani: Alessandro Paschitto, Oriana Rutella ed Eliana Rotella. Abbiamo due testi di Dacia Maraini, uno dedicato a Fosco Maraini e l’altro ad “Anna e il Moro”. Ci sarà anche spazio dedicato agli ospiti internazionali con artisti dal Belgio, Palestina, Burkina Faso, Senegal. Sarà una vera e propria mappa teatrale del presente, multiforme e multiculturale.

Come riuscite a conciliare ricerca e tradizione?

Sono due linee che si sostengono a vicenda. Non facciamo accademia, ma nemmeno rifiutiamo la storia. Lavoriamo sulla memoria viva, sull’attore come corpo portatore di sapere e sulla scrittura nuova come gesto di interpretazione del presente.

Un programma che rappresenta un viaggio tra musica e parola

L’apertura del Festival è affidata a Ginevra Di Marco (12 luglio) con un concerto che attraversa il suo repertorio più intenso. La chiusura, il 31 luglio, sarà invece nel segno del jazz con Silvia Bolognesi e un omaggio a Duke Ellington. Nel mezzo, un fitto intreccio di voci, suoni e visioni. Tra gli spettacoli più attesi: Il Paradiso di Accattone di Paola Pitagora (19 luglio), Afànisi di Paschitto (22 luglio), Lexicon di Rotella (19 luglio), e due lavori firmati da Dacia Maraini: Il gioco dell’universo (28 luglio) e Anna (27 luglio). Non manca l’impegno civile: I sandali di Elisa Claps (13 luglio) e Felicia e la felicità (14 luglio) di Ulderico Pesce, Un dettaglio minore (14 luglio) di Dalal Suleiman, Alors, tue moi (18 luglio) di Aristide Tarnagda, Solo andata (30 luglio) con Flo e il coro femminile KORE su testi di Erri De Luca. Radicondoli guarda anche fuori dai confini: Portraits sans paysage (27 luglio) del collettivo belga Le Nimis Groupe, Il Vangelo di Cassandra (26 luglio) di Gemma Hansson Carbone, L’urlo (24 luglio) di Peppe Lanzetta, Io vulesse truvà pace (26 luglio) di Gigi Savoia.

Paesaggi contemporanei, mostre e installazione site specific

A dare il via al Festival, il 12 luglio, sarà Paesaggi Contemporanei, sezione di arte ambientale a cura di Fabio Gori. Le opere di Antonello Ghezzi, Moussa Traoré, Simone Gori, Paolo Fabiani trasformano il borgo in uno spazio espositivo diffuso. L’arte dialoga con i luoghi, la natura, la memoria del territorio.

Formazione, memoria e futuro: un progetto in collaborazione con la Fondazione Zeffirelli

Il Festival non è solo spettacolo, ma anche costruzione di comunità e sguardo lungo e il Progetto Brecht, in collaborazione con la Fondazione Zeffirelli, propone uno stage intensivo sulla drammaturgia e la messa in scena. Accanto a questo, percorsi di orientamento professionale e iniziative con le Università di Siena e Firenze. Inoltre il Premio Radicondoli per il Teatro (25 luglio) riconosce il valore della nuova scrittura italiana, mentre gli Archivi Storici del Comune, recentemente restaurati, diventano teatro con Storie di una storia. Radicondoli 2025 non è solo un festival ma un’idea di mondo, un laboratorio che mette al centro la cura, l’ascolto, l’incontro. Una pausa dal frastuono per tornare a vedere, sentire e condividere, in silenzio ma insieme.