Arte

L’arte di strada prima dei graffiti

By Redazione Lungarno

July 02, 2025

di Pietro Mini, foto di Irene Tempestini

Firenze, i madonnari e un’arte più contemporanea di quanto si pensi

Prima degli spray e dei murales, c’erano loro: i madonnari. Artisti in ginocchio sull’asfalto, tra sacro e urbano, portano avanti un gesto antico che anticipa la street art e ne rivendica ancora oggi il valore effimero e pubblico.

Due figure sono inginocchiate sul selciato di via Calimala, tra il flusso continuo dei turisti e lo sfondo del Duomo. In mano, una scatola di gessetti. Il loro lavoro è fatto di polvere, asfalto e bellezza. Si fanno chiamare madonnari,perché disegnano immagini religiose sui cigli delle strade. Spesso si tratta di riproduzioni di opere di Michelangelo, Botticelli, Caravaggio, ma non sono copie: sono traduzioni poetiche, realizzate sull’asfalto delle nostre città.

Questa forma d’arte affonda le radici nel XVI secolo, nel centro Italia in piena età barocca, quando i primi artisti girovaghi iniziarono a spostarsi da un paese all’altro in occasione di feste e sagre popolari, per ritrarre visioni sacre della tradizione cattolica e far ammirare il proprio lavoro a più persone possibili. Ancora oggi sopravvive questa pratica fragile e meravigliosa, estremamente democratica perché non chiusa dentro a un museo ma direttamente in strada, a diretto contatto con chiunque passi e guardi.

L’arte dei madonnari è in questo senso vera e propria arte di strada, una forma di street art ante litteram, molto precedente all’invenzione dei graffiti. Essa, inoltre, si basa su una temporaneità estrema: nessuna documentazione, nessuna permanenza, nessuna pretesa di posterità, come certe forme di performance art e al concetto del “qui e ora” che oggi attraversa molta produzione visiva contemporanea. Ma i rapporti tra madonnari e arte contemporanea non finiscono certo qua: l’arte dei madonnari ha infatti ispirato la 3D street painting art, che crea illusioni ottiche e giochi di prospettiva che sembrano spalancare voragini sull’asfalto. Tecniche spettacolari, spesso influenzate dall’anamorfosi rinascimentale, usate oggi da artisti come Julian Beever o Kurt Wenner. Si tratta di evoluzioni ipertecnologiche del gesto originario del madonnaro: il disegno fatto a mano, a terra, per il pubblico, in tempo reale.

Uno di loro è Matteo, lo abbiamo contattato mentre stava dipingendo, con le mani sporche di blu cobalto e rosso carminio. «La strada è la mia bottega. È vero, la mia è una arte effimera, ma chi si ferma anche solo per cinque secondi, chi si emoziona, chi lascia una moneta o uno sguardo…quello resta. È come la musica: la suoni, la vivi, poi resta solo nell’aria e nella memoria di chi l’ha ascoltata». I madonnari restano legati a una ritualità antica: pochi strumenti, disegni sacri, uno sguardo diretto tra chi fa e chi guarda. Per questo, forse, vale ancora la pena fermarsi davanti a loro. Non per nostalgia, ma per capire come anche la street art può avere radici profonde, fatte di gesti minimi, artigianato, silenzio.