Il 9 maggio 2025 è stata inaugurata la Londa School of Economics, un progetto formativo ambizioso e visionario promosso daLAMA Impresa Sociale e sostenuto da una vasta rete di partner. Non si tratta di una semplice scuola ma di un esperimento culturale, politico e territoriale che rimette al centro le aree interne, i saperi tradizionali e le economie locali. In un mondo scosso da diseguaglianze, crisi ambientali e perdita di senso, Londa prova a invertire la rotta e mostrarci la strada da seguire. Ne abbiamo parlato con Alessandra Zagli, vicepresidente di LAMA e coordinatrice del Progetto.
Come è nata l’idea della Londa School of Economics e cosa l’ha resa possibile oggi?
L’idea della Londa School of Economics scaturisce dall’esperienza diretta di LAMA, organizzazione che coordina questo progetto destinato ai territori delle aree interne, collocati principalmente nei paesi appenninici ma disseminati anche in tutto il territorio nazionale, che soffrono di una condizione di marginalizzazione. Il nostro sistema economico e le politiche pubbliche attuali stanno penalizzando sempre più queste realtà locali mettendo a repentaglio la loro sopravvivenza.
Qual è la visione economica alternativa che la scuola intende promuovere e perché è urgente proporla adesso?
A partire dal contrasto tra l’isolamento di queste aree interne e la ricchezza stessa del loro patrimonio culturale, naturale e relazionale, nasce l’idea di una scuola che ribalti la prospettiva e il paradigma economico mettendo al centro le persone e l’ambiente come valore anche in termini economici al posto del profitto e dello sfruttamento di persone e risorse. Una prospettiva ecologista sotto tutti i punti di vista che coltiva l’obiettivo più alto di costruire modelli capaci di rigenerare invece di consumare per sempre.
In che modo le aree interne possono diventare laboratori di innovazione e cambiamento sistemico?
Le aree interne hanno tre principali caratteristiche che le rendono adatte a praticare processi alternativi: offrono una prospettiva più lontana dai modelli di sviluppo tradizionale e la possibilità di studiarli senza esserci immersi dentro, mostrandoci le contraddizioni in maniera più netta; sono luoghi che pongono sfide di sviluppo, chiedono di essere ripensati, riattivati e quindi dove c’è spazio per sperimentare; infine stanno dimostrando di poter diventare laboratori di innovazione vera e propria: tante delle soluzioni che riguardano il welfare energetico e la salute comunitaria vengono da pratiche nate in piccoli paesi negli ultimi 10-20 anni dove il cambiamento si innesta più facilmente proprio per la rarefazione delle risposte e delle soluzioni a disposizione.
Quali sono le principali sfide che avete incontrato nel costruire questa rete formativa diffusa nell’Appennino?
L’idea della scuola non è solo quella di accentrare tutto su Londa ma di partire da Londa come fosse la bandiera di tutte le aree interne e da lì costruire una rete diffusa di scuole. Il secondo nodo della rete è già attivo e si realizza nel comune di San Marcello Piteglio, con la Scuola di Montagna promossa da Anci Toscana e dal GAL Montagnappennino, ma si apre adesso l’invito a tutte le altre realtà di inserirsi. Sappiamo che esistono tante Scuole che si possono ritrovare nei valori della Londa School of Economics e auspichiamo che aderiscano.
Che ruolo giocano i saperi tradizionali e le esperienze locali all’interno dei percorsi formativi della scuola?
Uno degli obiettivi della scuola è provare a rispondere alle sfide della società attuale in un’ottica transdisciplinare, in cui anche il termine economia non sia inteso in senso stretto, permettendo di andare oltre le discipline unendo saperi accademici, tradizionali e artigianali. Il patrimonio del “saper fare” dei territori interni è ricchissimo e si basa sulla capacità tramandata nei secoli di gestire i bisogni in termini pratici, come il saper costruire dei muretti a secco. Intendiamo valorizzare le capacità artigianali locali, le pratiche agro-ecologiche, le materie prime locali prodotte in maniera sostenibile e trasformate in risorse di valore per l’economia e per il patrimonio culturale. I percorsi formativi offerti dalla Londa School propongono una visione olistica dei saperi.
La sede nella foresta e la didattica all’aperto hanno un significato simbolico oltre che pratico?
Uno dei principi su cui si basa la Scuola di Londa è l’impossibilità di separare l’uomo dall’ambiente naturale e sviluppare apprendimento e conoscenza in un contesto ambientale come quello della Montagna Fiorentina ha un intento chiaramente simbolico. Ci sono molti studi che dimostrano quanto le nostre capacità cognitive migliorino quando ci troviamo immersi nel verde, quindi ci immaginiamo che anche per i processi di apprendimento sarà benefico stare a contatto con la foresta.
Il Comitato Scientifico è composto da profili molto eterogenei: come avviene la sintesi tra teoria, attivismo e pratica territoriale?
Il direttore scientifico del Progetto è Ugo Biggeri, fondatore di Banca Etica, attivista fiorentino e docente di Finanza Etica presso l’Università di Firenze. Tutti i docenti hanno profili molto simili al suo e sono capaci di affrontare le tematiche da un punto di vista scientifico e rigoroso, provengono dal mondo dell’accademia ma si riconoscono nei valori che insegnano anche al di là della loro professione: sono attivisti e appartengono a gruppi sociali che si impegnano per tradurre i principi in azioni concrete. Non solo teoria ma anche volontà di smuovere persone e comunità nella direzione del cambiamento concreto.
Che tipo di impatto vi aspettate nei prossimi anni sulle comunità locali e su chi parteciperà ai corsi?
Ci aspettiamo di riuscire ad attivare le comunità locali e trasmettere loro energia positiva anche attraverso eventi pubblici e iniziative comunitarie. Le persone che frequenteranno i corsi non si chiuderanno in un’aula separata dal contesto ma entreranno in contatto con la realtà del territorio. Ci immaginiamo che anche imprese locali, associazioni, amministrazioni pubbliche ed enti locali vengano un po’ influenzati dai nostri contenuti. Stiamo proponendo corsi di formazione che hanno come target tipologie di beneficiari diversi: studiosi, ricercatori, ma anche persone comuni, imprenditori o amministratori. Ciò che accomuna tutte queste categorie è l’idea di poter diventare agenti di cambiamento: persone attive o interessate generare un impatto sul proprio contesto di vita o di lavoro. Quindi ci aspettiamo che le persone che parteciperanno ai corsi riescano a costruire competenze e riportare a casa i fermenti di innovazione.
Come si intreccia l’esperienza della Londa School con le altre realtà, come la Scuola di Montagna di San Marcello Piteglio?
Il primo nodo della rete è appunto quello della Scuola di Montagna, nel pistoiese. I due percorsi si intrecciano perché si riconoscono in un framework teorico unico, di riferimento sia valoriale che pratico. Ci immaginiamo la possibilità di costruire percorsi di formazione insieme, con dei moduli da effettuare in entrambe le sedi, anche se la collaborazione sta partendo ora. Ovviamente ogni nodo della rete dovrà rispondere alle sfide del proprio contesto territoriale incentrandosi sui propri bisogni e i propri saperi locali. La montagna pistoiese ha una vocazione produttiva diversa dalla montagna Fiorentina, legata alla storia dei secoli scorsi, nonostante questo ci sono anche moltissime sfide comuni da affrontare.
Cosa potremmo imparare, a livello nazionale, da un progetto nato in un piccolo comune come Londa?
Questa domanda mi offre l’occasione di fare riferimento al Position paper del Comitato Scientifico, un documento dove si danno delle indicazioni su come rifondare l’economia non solo per le aree interne, ma anche per il mondo globale. In questo senso potrebbe partire da Londa uno stimolo e un esempio per tutta Italia e non solo. Il documento ha due versioni: una breve accessibile a tutti e una più lunga per gli addetti ai lavori. Le aree interne ci danno l’opportunità di concentrarci sui veri valori della vita: costruire relazioni tra le persone e vivere in un ambiente sano dove la salute non è solo assenza di malattia ma una ricerca di benessere globale, sociale e lavorativo. Nel position paper è illustrato molto bene questo aspetto e ne possono prendere spunto anche gli amministratori delle città.
Vuoi accennare alle linee essenziali del position paper?
Nel documento si fa riferimento ai cinque principi che stanno alla base della Londa School of Economics: in primo luogo l’economia deve creare prosperità e in secondo luogo deve fare i conti con collaborazione, co-progettazione e co-creazione, essenziali per costruire delle soluzioni che non generino diseguaglianza, ma che permettano a tutti di vivere bene. Il terzo principio ha a che fare con la salute intesa come benessere in senso più esteso, sottolineando cosa permette di mantenersi in salute togliendosi dalla testa alcuni concetti errati, come la concezione securitaria della salute. Il quarto ha a che fare con la Terra, come pianeta e come bene comune: prima le terre erano considerate un bene collettivo e gestite in maniera sostenibile proprio perché dovevano essere utilizzate “a staffetta” dai membri di una comunità, mentre oggi sembra che la Terra appartenga solo a pochi privilegiati, e riteniamo che questo sia uno dei motivi per cui non riusciamo a trovare la chiave della sostenibilità. Rispetto a questo principio facciamo riferimento a come poter invertire la rotta. Il quinto principio è incentrato su governo e amministrazione dei territori, intesi come responsabilità condivise e non delegabili e su come l’amministrazione e i cittadini possano lavorare insieme per il bene di tutti.
Nel cuore della foresta di Rincine prende vita un progetto che vuole parlare al futuro. La Londa School of Economics non propone soluzioni calate dall’alto, ma un metodo condiviso, una grammatica dell’economia nuova per abitare il presente in modo sostenibile e solidale. Un invito, rivolto a chiunque voglia rimettere in discussione l’economia così com’è, partendo da un altrove che non è periferia, ma possibile centro.
l progetto Londa School of Economics è sostenuto dal contributo dei fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese, con il cofinanziamento di Fondazione CR Firenze.
Scopri di più:
londaschoolofeconomics.com agenzialama.eu
Foto dal sito di Londa School of Economics