di Tommaso Bonaiuti
Conosco Niccolò Rufo (aka Rufus), label manager dell’etichetta Quindi Records, da quando mi ha coinvolto in quella gabbia di matti che era Radio Amblé, di cui curava la programmazione. Non ho mai capito cosa trovasse di interessante nei miei set, non proprio adatti a un cocktail bar. Hugo Spritz e i Chrome a tutto volume. Quello che so di Nic è che lo affligge il medesimo, incurabile, spasmodico morbo per la materia musicale che affligge anche me. E che questo suo prurito si è riversato in Quindi, splendida etichetta che seguo dal suo inizio, nel 2020.
«Volevo un nome che fosse ben riconoscibile, facile da pronunciare, e catchy per gli stranieri», ci racconta Rufo. Quindi è una label che opera senza paletti stilistici: post-rock, folk, ambient, slowcore, sono solo alcuni dei generi che l’etichetta ha toccato. «Non è una gara a chi è più ‘difficile’, quanto più un desiderio di non essere classificabili. Ho sempre ammirato label come Thrill Jockey, indefinibili ma con un’identità forte al tempo stesso».
Rufo ricostruisce le origini dell’etichetta: «Tutto nasce da una suggestione di Herva (dj e produttore, ndr). La volontà era quella di fare una label insieme, e mi chiede, ‘Quali sarebbero i nomi che tu vorresti sulla tua etichetta?’. Ne dissi alcuni, tra cui Woo e Cabaret du Ciel, che sarebbero poi diventate le prime due uscite di Quindi». Prosegue: «Quando iniziai le procedure per cercare una distribuzione, facendo girare le demo, Herva si era già fatto da parte». Uno stratagemma a fin di bene, forse, per far iniziare una nuova storia musicale.
Rufus non era un novizio del mondo discografico: era già parte integrante, assieme a Fabio Della Torre, di Bosconi Records, etichetta fiorentina di house e dance, e aveva lavorato per Marmo Music, oltre a farsi un nome come deejay, tra Firenze e Berlino: «Nel periodo berlinese mi stavo già staccando dalla club music. È stato un percorso di scoperta di molte cose che poi avrebbero formato il roster dell’etichetta, come il duo Dead Bandit, in cui mi sono imbattuto, quasi per caso, su Soundcloud. Rimasi folgorato».
Sulle uscite di Quindi ci sono, dappertutto, le impronte di un vero appassionato: «Nessuna ristampa però», mi dice; «anche ad artisti storici, ho sempre richiesto materiale nuovo». Come accaduto con i già citati Woo, duo sperimentale britannico, e primissima uscita della label. «Arcturian Corridor ha un valore simbolico: il lato A, sotto mia specifica richiesta, era composto da una serie di tracce senza soluzione di continuità. Sul lato B, i remix: un richiamo al mio passato».
In cinque anni di attività, nessun rimpianto: «Sento di aver anticipato alcune tendenze del mercato discografico indipendente. Ho pubblicato cose che sono state ben recepite, altre meno, ma il percorso è stato soddisfacente. Vorrei poter fare di più, e magari portare Quindi in un contesto più virtuoso di quello italiano, con maggiori fondi e un network migliore».
Il 2025 sarà un anno pieno di novità per Quindi. L’ultima in ordine di tempo: Expose, band no-wave da Los Angeles. In uscita, poi, il 14 marzo, l’omonimo LP dei Dead Bandit.