Storie

Il videogioco è di tuttə. Intervista a Fabrizia Malgieri

By Redazione Lungarno

February 03, 2025

di Lorenzo Fantoni

Immaginate un intero settore della produzione artistica umana che parla solo a un target specifico, come se la maggior parte delle riviste in edicola o dei libri fosse rivolto solo a uomini, o solo ai bambini. Ecco, i videogiochi, per molti anni, sono stati quasi esclusivamente un affare maschile. Questo non vuol dire che le donne, le ragazze e le bambine non ci giocassero, ma che tendenzialmente venivano scritti, pensati e venduti tenendo in mente un target fatto di maschi adulti o adolescenti, con poche notevoli eccezioni. Ma oggi le cose sono cambiate?L’abbiamo chiesto a Fabrizia Malgieri, giornalista che da anni si occupa dei videogiochi eDottoressa di Ricerca in Comunicazione e Nuove Tecnologie presso l’Università IULM di Milano, con una tesi di dottorato incentrata sui game studies. Di recente, assieme a Tiziana Pirola e Lorena Rao, ha pubblicato per Ledizioni Videogioco: femminile, plurale. Un’ottima bussola per capire i videogiochi oggi.

Quando si parla di donne e videogiochi si parte sempre da Lara Croft, la protagonista di Tomb Rider : secondo te è un segno di quante poche donne abbiano segnato il settore?

«Io non sono convinta che partire da Lara Croft sia sbagliato. Il punto è che si è arrivati troppotardi ad avere protagoniste femminili della caratura di Lara Croft. Chiaramente è un personaggiocon delle problematiche, ma il fatto che fosse un’archeologa, una donna coraggiosa,indipendente, che non ha bisogno di uomini perché noi non la vediamo mai circondata osupportata da un uomo, fu un segnale molto positivo. Ed è anche specchio del Girl Power anni’90 e del cambiamento che stava avvenendo nelle società. Citarla è sempre un ottimo punto dipartenza».

Però oggi il settore e i numeri ci parlano di un settore ancora dominato da narrative maschili.

«Assolutamente sì, nonostante i detrattori della cosiddetta cultura woke che parlano di unapresenza eccessiva di donne protagoniste di videogiochi. Tuttavia, sta cambiando il modo in cuii personaggi maschili vengono raccontati e forse vengono raccontati in meglio. Oggi ci sono piùfigure sfaccettate, uomini più adulti, padri di famiglia con dei dubbi, personaggi con dellefragilità. Forse è un segnale del fatto che oggi siamo stanchi di vedere solo personaggiipermascolinizzati che non rispecchiano, e non hanno mai rispecchiato, quelle che sono inrealtà le molteplicità di rappresentazioni anche dei personaggi maschili. Che poi questo valeanche con alcuni personaggi femminili: una scrittura più autentica, più sfaccettata. La differenzasta tutta là: scrivi di ciò che conosci. Ecco perché servono persone differenti dentro gli studi disviluppo».

Ma come usciamo oggi da questa costante guerra culturale?

«Ci sono ancora minoranze molto rumorose che rallentano i cambiamenti, ma credo che tutto sommato le cose siano cambiate in positivo. Oggi nei dibattiti online ci sono molte più persone che fanno sentire la loro voce, non solo le donne, che spesso sono le più attaccate, ma anche uomini stanchi di questa cultura tossica. Ovviamente ci vuole tempo, ci vuole un lavoro di divulgazione sempre più ampio, ma spero che quando le mie figlie giocheranno il videogioco sia diventato qualcosa per tuttə e di tuttə».