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Come si fa una piccolissima rivoluzione?

di Alessia Di Giosio

 

«Ve lo dico: vi auguro di diventare gli abitanti e le abitanti attive di quello spazio in cui trascorrete tanto del vostro tempo. Voi, che siete i protagonisti e le protagoniste di questa storia.
Ve lo dico meglio: durante l’ultimo incontro in classe, vi propongo di trasformare la classe in una stanza tutta per voi. Uno zerbino all’ingresso, dei quadri o dei poster, dei soprammobili, sedie, tavolini, poltrone, tappeti, tende, lampade, piante, fiori, peluche, ma anche portafortuna, strumenti musicali, libri, o che ne so»
.

Con queste parole, l’artista Cristina Pancini ha invitato gli studenti e studentesse delle scuole pratesi all’azione, a una piccolissima rivoluzione. Ma facciamo un passo indietro, cos’è e, soprattutto, come si fa una piccolissima rivoluzione? Una piccolissima rivoluzione è un’iniziativa di pedagogia radicale che ha visto la partecipazione attiva di centinaia ragazzi e ragazze, a cura di Cristina Pancini, insieme a Irene Innocente, coordinatrice del Dipartimento Educazione del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Francesca Serafini, responsabile Attività Educative del Museo del Tessuto e Valentina Spinoso, referente Servizi Educativi del Museo di Palazzo Pretorio di Prato. Una piccolissima rivoluzione fa parte del progetto Prato Comunità Educante, promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato in collaborazione con Intesa San Paolo S. p. A.

Da esperimento a processo necessario

Una piccolissima rivoluzione è un percorso che, da novembre 2022 ha reso protagonistә attivә, dentro e fuori la scuola, in orario curricolare, extrascolastico ed estivo, lә giovani studentә della città di Prato, facendo dei musei spazi di sperimentazione e apprendimento informale, luoghi familiari per la comunità. «A scuola non ci sentiamo vistә, non ci sentiamo ascoltatә. I nostri sforzi sono diretti al voto più che al piacere di imparare. Ci sembra di perdere tempo o di non averne mai a sufficienza, come se fossimo sempre in ritardo. Abbiamo paura di fallire. Tutto quello che facciamo non sembra mai abbastanza né per noi stessә, né per il mondo». Parole che hanno risuonato come piombo, sul tavolo di una stanza del Centro Pecci di Prato durante il primo incontro tra le ideatrici del progetto e i ragazzi. È emersa la possibilità di riflettere insieme non per forza per trovare delle soluzioni, ma dei punti di vista diversi e, magari, creare combinazioni inaspettate. Così, da quel giorno e per circa due anni, è stato messo in pratica un processo che escludesse qualsiasi ansia per l’esito, che raccogliesse errori, confusioni e lampi, dedicando tempo e spazio alla scoperta come forma di apprendimento. Con la convinzione che l’arte amplifichi e scardini aprendo a possibilità inedite di azione, è nato il desiderio di farsi strada negli spazi disponibili all’interno di sistemi percepiti spesso come chiusi, per viverne i limiti e le potenzialità, spostarne alcune consuetudini e, soprattutto, rendere lә studentә lә protagonistә attivә dell’intera esperienza.

Le fasi del progetto

Dal 2022 al 2024, l’iniziativa ha coinvolto più di 600 studenti e studentesse delle scuole secondarie di Prato, che hanno progettato insieme 46 pratiche per una piccolissima rivoluzione. I primi mesi sono stati di intenzionale sperimentazione: sono state provate alcune pratiche all’interno dei musei. Poi, è stato stabilito un calendario di sei incontri nei musei e in classe che hanno coinvolto studenti e studentesse di diverse scuole (tra le secondarie di primo e secondo grado). Cristina, in questa fase, non ha mai incontrato i ragazzi e le ragazze, ma ha cercato di raggiungerlә con lettere, audio, video, telefonate e cartoline. Stava alle educatrici museali fare da intermediarie e guidare lә giovani in un’impresa molto ambiziosa: una piccolissima rivoluzione. Nel periodo estivo due gruppi di giovani dai 12 ai 18 anni hanno progettato insieme nuove pratiche da fare negli spazi museali, pensandoli come spazi di ascolto e condivisione. Queste stesse pratiche sono state alla base dei cinque incontri proposti nei musei durante il secondo anno scolastico. I primi tre appuntamenti sono stati dedicati a prendere confidenza con gli spazi museali, mentre gli ultimi due per ideare nuove rivoluzionarie azioni, da scambiare con altrә compagnә, insegnanti e genitori. Inoltre, nell’estate del secondo anno, altri due gruppi di ragazzә dai 12 ai 18 anni hanno contribuito al progetto.

Ma quindi, Come si fa una piccolissima rivoluzione?

Dall’esperienza di una piccolissima rivoluzione è nato un libro un po’ diverso dal solito. È un manuale costruito per essere esso stesso una piccola rivoluzione; infatti, all’occorrenza può essere capovolto. È un manuale in continua crescita, a cui possono essere aggiunte pagine e pensieri. Inoltre, per leggerlo, non si deve seguire per forza un ordine preciso, ma si può saltare da una pagina all’altra e andare dalla prima pratica all’ultima. La pubblicazione presentata al Museo di Palazzo Pretorio di Prato lo scorso venerdì 22 novembre, infatti, raccoglie circa 50 pratiche ideate dai ragazzi e le ragazze protagonistә. Il libro è diviso in capitoli, che racchiudono le fasi e i luoghi che hanno delineato il progetto dall’inizio alla fine. Essere vistә essere ascoltatә, poi un primo esperimento di piccolissima rivoluzione, liberarsi dalle posture con ritmo (al Museo del Tessuto), le ragionevoli speranze (come prendere spazio, al Museo di Palazzo Pretorio) e capire che bisogna guardare (al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci). Sul retro, invece, si trovano una lunghissima definizione e diversi esempi di piccolissime rivoluzioni raccontate dalle persone coinvolte nel percorso.  Ed è proprio tra le ultime pagine, tra una delle definizioni, che si trova una riflessione: «una rivoluzione non è né grande né piccola. È soltanto un cambiamento».

 

 

Crediti fotografici: Giulia Del Vento, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci

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