Base / Progetti per l’arte ha compiuto la sua ultima azione corale, One Day Exhibition, in via San Niccolò 18/r il 26 settembre 2024: una reazione propositiva alla sua chiusura forzata dei suoi spazi. Il progetto nasce nel 1998: spazio di confronto sullo stato dell’arte a Firenze, il collettivo che lo anima è attualmente formato dagli artisti Mario Airò, Marco Bagnoli, Massimo Bartolini, Vittorio Cavallini, Yuoki Ichihashi, Paolo Masi, Massimo Nannucci, Maurizio Nannucci, Paolo Parisi, Remo Salvadori, Enrico Vezzi, e da Lorenzo Bruni, coordinatore dei progetti. Proprio Bruni ci ha raccontato la storia di questa realtà tanto atipica quanto fondamentale in una città come Firenze.
«Quando Base è stata creata, i fondatori hanno detto che la loro intenzione non era quella di esporvi le proprie opere» è la sua prima precisazione nel descrivere l’obiettivo del progetto. «Gli artisti che hanno esposto a Base sono stati “costretti” a creare opere site-specific che riflettessero sul ruolo dell’arte, dell’artista e dello spettatore». La fruizione delle opere, nell’intenzione dei fondatori, doveva essere possibile in ogni momento della giornata, per creare una continuità: la consapevolezza dello spettatore doveva andare oltre le opere presenti, per rivolgersi alle stanze e al quartiere che le contengono. L’obiettivo di Base, dunque, è includere la stessa città nelle sue iniziative: Bruni racconta di come, ad esempio, Marco Bagnoli avesse creato un’opera che proiettava una banda rossa sul palazzo di fronte alla sede espositiva, affiancato dalla lettura di un testo sul ruolo degli artisti nella comunità e il loro legame con la città.
L’impegno di Base è sempre stato rivolto a creare, dal basso, un dibattito culturale per dialogare con l’arte contemporanea. Alla domanda se oggi sia più facile instaurare un dialogo del genere, Bruni risponde che è solo un’impressione: «Bisogna notare, piuttosto, l’assenza di una presa di responsabilità nel dibattito sulla contemporaneità, perché siamo portati a vedere sempre le stesse cose. Già nel 1998 era sentita la necessità di avere uno spazio fisico in cui incontrare artisti, curatori, giornalisti, che ha subito forti mutazioni proprio a causa dell’avvento di internet e dei social media». Da spazio e luogo di incontro, Base si è evoluta nel tempo elaborando altre iniziative, come Base Talk nel 2006, dove si invitavano a parlare giovani di altri spazi non profit, e Base Sound, che accoglieva artisti interdisciplinari e musicisti. C’è stata la volontà di alimentare un dibattito culturale in cui progetti affini dialogano tra loro, creano rete, fino ad arrivare alla manifestazione al MAXXI di Roma per i dieci anni dalla fondazione: anche in questa occasione, la mostra ha dialogato attivamente con gli spazi storici della città: «Gli interventi che dialogano con la storia non sono mai in opposizione all’antico, ma in continuità», precisa Bruni.
Il quartiere San Niccolò, sede di Base, è anch’esso luogo simbolico: «Nel 1998 nessuno voleva stare in quella zona di Firenze: era periferia del centro, un villaggio, un luogo vero, dove c’era l’unica Casa del Popolo che ancora oggi sopravvive entro le mura cittadine». Qual è, allora, il futuro di Base? «C’è stata una perdita importante, abbiamo perso lo spazio, e il pubblico ha perso la pratica di seguire le attività intorno a sé». Gli artisti che collaborano con Base partecipano a una comunità dove lavorano liberamente, privi della pressione data da un museo o da una galleria. Base, essendo non profit, non ha esposto le opere e allestito le mostre a fini di vendita, lavorando a stretto contatto con il quartiere in cui ha risieduto, fino alla fine di quello che Lorenzo Bruni chiama «un ciclo: della vita, della città. Possiamo, in ogni caso, aspettare una nuova generazione di artisti e curatori che facciano un’esperienza di questo tipo».
in copertina: Antoni Muntadas 2000 – foto: Carlo Cantini