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Tentativo di tagliare un granello di zucchero – Mamma Mia Museum

La targa recita “Mamma Mia Museum” ed è collocata all’ingresso dell’appartamento di Serena e sua mamma Antonella. Si, perché Serena e Antonella, da qualche anno, abitano regolarmente in un museo di arte contemporanea nella periferia fiorentina. È un museo a tutti gli effetti. Oltre alla targa apposta all’entrata, a confermarne l’ufficialità è la dimensione artistica presente già nel nome, frutto di un gioco di parole dell’artista Stefano Calligaro che, attraverso i suoi Poetricks, indaga le potenzialità trasformative del linguaggio a partire da nomi o frasi di uso comune, sottoposte a un glitch che ne produce nuove letture. Il progetto museale in questione nasce, infatti, dall’idea che un piccolo errore, causa di un improvviso disturbo nel funzionamento di un programma, riesca a generare un diverso significato di natura positiva. La malattia di Alzheimer che affligge mamma Antonella si è manifestata così, senza preavviso, come un “errore” non prevedibile.

Serena, impiegata nell’ambito della comunicazione e della curatela dell’arte contemporanea, si è trovata a dover riorganizzare la sua vita, cancellando aperitivi, concerti, vacanze. Il suo lavoro rallenta, «si contrae» progressivamente, anche a causa dei momenti di sconforto e fragilità di fronte al sentimento di solitudine e arrendevolezza che solo chi vive certe situazioni può conoscere. Così, mamma Antonella comincia a seguirla durante i suoi spostamenti, alle inaugurazioni, ai sopralluoghi, alle riunioni con i colleghi e gli artisti. Serena, da parte sua, avvia un contingente processo di accettazione attiva del graduale declino cognitivo della madre. La osserva di fronte alle opere d’arte immortalando i momenti e i gesti più significativi. Nella sfera privata, i piccoli capricci involontari della madre diventano, per la sua sensibilità, delle amabili creazioni artistiche.

Le immagini che raccoglie furtiva con il suo smartphone rappresentano una sorta di tentativo di lettura di gesti che, apparentemente privi di senso, se associati ai linguaggi e ai codici dell’arte, possono essere interpretati come processi creativi e non più come errori. “Mamma Mia Museum”, prima ancora di approdare sui social come vero e proprio progetto, rappresenta fin da subito una sorta di “kit di sopravvivenza”, ricevendo forte incoraggiamento sia dalla comunità di artisti sia dalla cooperativa sociale Il Borro (a cui Serena si appoggia per l’assistenza alla madre). Nel settembre scorso – mese dedicato alla sensibilizzazione sulla malattia di Alzheimer – grazie alla collaborazione con Eli Lilly, United Way e AIMA, alcuni degli scatti del progetto sono stati esposti nel Cortile di Michelozzo di Palazzo Vecchio. Il dare una forma alla malattia e condividerla permette al “museo” di Serena e Antonella di trasmettere un messaggio di positività verso l’esterno, oltre che un tentativo della caregiver di rimanere attaccata alla vita, difficile come «tagliare un granello di zucchero».

 

Foto: Serena Becagli

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