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Fusione, mostra di Carla Barchini al Chiasso Perduto

Carla Barchini - Fusione Falkour

Carla Barchini - Fusione Falkour

Al Chiasso Perduto, spazio artistico gestito da Sandra Miranda Pattin e Francesca Morozzi, si inaugura mercoledì 11 settembre la mostra di Carla Barchini, Fusione, curata da Cristoforo Lippi.

Nuove destinazioni per una nuova vita

Fino a sei anni fa Chiasso Perduto, luogo che ospita mostre site specific, era un deposito di pelletteria, punto di rifornimento dell’artista per creare le sue opere. Spazio ipogeo che si snoda per varie stanze è simbolo di una stratificazione che ogni volta porta a una destinazione diversa: ciò che rimane di un’antica cucina del palazzo soprastante – il largo camino, i ganci appesi al soffitto per conservare e lavorare gli animali, accoglie le opere di Carla Barchini, artista multidisciplinare,  formatasi a Firenze anche nel restauro di legni antichi, che vive tra Ginevra, Beirut e Firenze.

CarlaBarchini - foto Matteo Baldini - The Golden Toolbox

The Golden Toolbox di Carla Barchini – foto Matteo Baldini

La semplicità e la potenza tecnica degli oggetti

Rinascita e rinnovamento si legano alla continua evoluzione della carriera dell’artista. Firenze è una città simbolo per Barchini, in cui ha vissuto per molti anni e con cui ha bisogno di misurarsi periodicamente. Da qui l’esigenza di fare i conti con il proprio vocabolario di segni e strumenti. Il curatore Cristoforo Lippi ha affermato che si è cercato di lavorare sulla temporalità: per questo si parla di origine. I riflessi vibranti della foglia d’oro, una luce che percorre tutta l’esposizione, emergono da una grande nicchia, ospitando un ibrido di vetro e ferro: teste di martello saldate ai bracci di candelabri di vetro di Murano da cui pendono fili calati a piombo. Tutto riconduce alle basi artigianali della formazione di Barchini e parla di trasformazione e ricostruzione interiore. Gli attrezzi servono per creare una fusione tra materie apparentemente inconciliabili. È una rielaborazione alchimistica in un esercizio di circolarità: le opere evocano le loro funzioni passate e presenti, pur nel superamento della loro condizione di origine.

La fragilità del vetro e la pesantezza di ferro e piombo si incontrano, materiali delle arti belle e delle arti applicate. Laddove il cambiamento spaventa, perché perdiamo la nostra coerenza interiore e dobbiamo munirci di un sostituto per colmare la mancanza, gli oggetti più inaspettati creano una fusione che di saldo sembra non avere niente, ma che ci garantisce utilità e bellezza.

La Natura artigiana vivifica gli spazi

Il motivo della rinascita si espande in tutto lo spazio attraverso bastoni o fiori metallici provenienti da una cappella donata all’artista da padre architetto: il legno è materia viva, anche quando sembra secco è pieno d’acqua, ibridato con il freddo vetro. Il fiore in Lilium, oltre a richiamare il giglio di Firenze, si insinua nelle zone crepate, il simbolo della natura che si fa strada nell’inadatto e accidentato – il muro di un edificio, gli spacchi tra il legno di una porta e il suo chiavistello, le grate di un tombino. Il simbolico continua a farsi avanti: è il ritorno del fragile martello di vetro, il carbone nella Stanza delle ceneri creatura mitica che con la sua pelle a scaglie richiama il pattern geometrico dell’onda presente nelle pelli esposte, donate allo spettatore che può toccarle per sentire la loro superficie modificata dalla pressione del bulino.

Fusione di Carla Barchini – foto Sandra Miranda Pattin

Un viaggio immobile sulla pelle

«Il modello di onde l’ho sempre fatto: ho elaborato il cuoio prima di fare questo. Qui a Firenze ho creato un mio studio. In questi anni portavo pezzi di questa chiesa o qualche Murano che avevo in Libano e mi sono accorta che era lo stesso modello che utilizzavo con il mio bulino sulla pelle.» Il drago è un rettile che si trasforma e si conserva mutando la propria pelle. La fusione è quel punto di rottura che porta alla nascita di qualcos’altro. La nota autobiografica si intreccia con la produzione dell’artista anche a livello geografico: Beirut come il drago, o come una fenice, è la città che è rinata sette volte. L’oro a guazzo esposto sulle pareti, libero o custodito in The Golden Toolbox – una cassetta degli attrezzi, è la fiamma del drago, quella di un’interiorità in equilibrio con l’esterno, e il serpente a due teste Falkour, un martello doppio, «devi immaginarlo lavorare dentro di te e buttare giù tutti i muri per farlo rinascere».

Carla Barchini fa una grande donazione al Chiasso Perduto e ai suoi visitatori: le sue opere, di cui ha partecipato alla nascita, sono affidate al pubblico che, toccandole, osservandole ed esperendole entra dentro al lavoro dell’artista, si mette alla prova e si fonde con l’opera al di là della paura che ci attanaglia in un mondo di mostre d’arte vetrina e poca fruizione.

 

Per ulteriori informazioni:

Fusione
di Carla Barchini

Chiasso Perduto
Via de’ Coverelli 4R
50125 Firenze

11-15 settembre 2024
Inaugurazione mercoledì 11 settembre, ore 18:00
Dal 12 al 15 apertura dalle 15:00 alle 19:00

 

foto di copertina: Sandra Miranda Pattin

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