Arte

Creature fantastiche al Museo Pecci. Il playground contemporaneo

By Gaia Carnesi

May 28, 2024

Una nuova creatura abita lo spazio esterno del Centro per l’Arte Contemporanea L. Pecci. Si tratta del Playground esperienziale dove geometrie cromatiche compongono una figura la cui identità è frutto dell’interpretazione personale. Qui non troverete scivoli infuocati nei mesi estivi o altalene da vertigini centrifughe, ma uno spazio di forme astratte e strutture tridimensionali che invitano all’interazione.

L’Anima(le) del Museo come in una sua estensione, allunga le zampe provando a camminare oltre i confini del suo spazio originario, per toccare nuovi quartieri e orizzonti. In una percezione del fantastico questa dimensione crea un ponte tra vecchio e nuovo, proprio come le due strutture del centro museale, in un incontro tra generazioni. Nato da un concorso di idee aperto ad artisti, architetti e designer, il progetto di rigenerazione urbana offre una nuova idea di museo come spazio da abitare in relazione con l’astratto.

Ideato da Irene Innocente, del Dipartimento educazione del Centro Pecci, il Playground è stato sviluppato dallo studio di architettura ECÒL di Emanuele Barili e Olivia Goricon la collaborazione di Luca Boscardin, illustratore e toy designer che dell’animale ha realizzato coda, artigli e cicatrici, partendo dai disegni ideati da giovani studenti di Prato e finalizzati dal liceo artistico di Firenze. La cooperativa e impresa sociale Sociolab, che porta il metodo partecipativo in vari contesti, ha seguito il progetto dalla cabina di regia creando connessione tra le parti.

La vision del progetto è avvicinare i giovani all’arte stimolandoli ad una sensibilità culturale per vivere il territorio e la dimensione museale in modo proattivo e inclusivo. Il Playground attira ad una visione dello spazio pubblico contemporaneo accogliente, oltre che ludica, poco diffusa nelle città italiane storiche. L’output è dunque frutto dell’intelligenza collettiva, ma ogni mente ne riconoscerà una creatura diversa.

Crediti Fotografici Claudia Gori