Sabato 20 gennaio alle 21 al Teatro Cantiere Florida andrà in scena Andy and the Bowieness, il tributo di Andy (Andrea Fumagalli, artista poliedrico e cofondatore dei Bluvertigo) a David Bowie. Lo spettacolo, organizzato da Versiliadanza, mescolerà musica, danza e arti visive, in un tributo allo storico live “Ziggy Stardust & The Spiders from Mars” tenutosi al Rainbow Theater di Londra nel 1972. Ne abbiamo avuto qualche anticipazione proprio da Andy.
Partiamo proprio dal mix delle arti. Quanto è importante questo aspetto per comprendere Bowie?
Mescolare le arti è anzitutto molto stimolante; Bowie lo ha fatto per tutta la vita e la carriera con il linguaggio iconografico che da solo continua a stimolare il mix delle arti. Mi fa imparare tantissime cose che non sapevo. Ad esempio in questo spettacolo, nonostante la scena minimale, da concerto rock, ci saranno delle proiezioni. Opere mie ma soprattutto gli Starman Tarots, tarocchi dedicati a Bowie da Davide De Angelis, autore della copertina di Earthling (album di Bowie del 1997, ndr).
E poi la danza.
Condivideranno il palco con me e i musicisti anche Daniela Maccari e Ivan Ristallo, della Lindsay Kemp Company , così come Bowie si era esibito con Lindsay Kemp in persona.
Avrai più volti, più identità durante lo spettacolo?
Identità no, ma sicuramente molti cambi d’abito e diversi ruoli. Suono il sax, i synth, i miei “giocattoli” e anche la chitarra. E poi, diverse persone dopo lo spettacolo mi hanno detto: “non sapevo che cantassi!”.
Tu impersonerai Bowie? O è un’operazione diversa?
Il mio è un tributo ma non metto la parrucca rossa per rifare Ziggie o il completo beige come nel video di “Let’s Dance”. Propongo la mia visione e interpretazione del repertorio, passo attraverso il mio armadio e metto in scena come il repertorio mi ha influenzato e permesso di sognare.
Di solito la parabola di un musicista prevede che all’inizio si celebrino i propri idoli e poi si trovi un proprio linguaggio. Nel tuo caso è stato un tornare alle origini?
Si è trattato di ripercorrere fasi che avevo approfondito meno, scendere in dettaglio in un repertorio vasto, eclettico, e imparare meglio tante cose che non consideravo. Mi sta insegnando tanto e dando tanti elementi anche per altri progetti, anche grazie agli eccezionali musicisti che sono sul palco con me.
La figura di Bowie è stata sviscerata negli anni da critici, fan, musicisti… Cosa ci resta ancora da imparare da lui?
La libertà di muoversi nel mondo, non solo nei movimenti da un continente all’altro, e la capacità di creare relazioni di diversi musicisti tra loro, facendoli esprimere. È stato un nucleo di aggregazione artistica. E poi la libertà nei confronti del mercato, delle persone, e la libertà culturale: Bowie leggeva molto e si permetteva di tagliare e cucire informazioni da libri diversi per interpretare i ruoli dietro i quali era meglio nascondersi. È stato il Duca bianco per dire delle cose, con Brian Eno negli anni ’90 ha assunto la visione data dalle strategie oblique, un altro ruolo ancora nel film “L’uomo che cadde sulla terra”, girato nel suo periodo più doloroso e depresso. La libertà di attingere dal percorso e tirare fuori frutti dalla sofferenza e dall’euforia. Io celebro la sua mancanza condividendo il tesoro che ci ha lasciato.
Grazie Andy. Ci vediamo sabato!
Info: Sabato 20 gennaio ore 21.00 Teatro Cantiere Florida, via Pisana 111 Rosso, 50143 Firenze Prezzi: intero 30€ + d.p., ridotti: 25€ + d.p.
Prenotazioni: www.teatroflorida.it prenotazioni@teatroflorida.it