Giulio Noccesi è un artista emergente fiorentino, classe 1996. Autore di alcune band appartenenti al collettivo Fiore sul Vulcano o La Canaglia, ha esposto in passato alla B.east Gallery con la mostra personale “Emmaus”. Disegnatore e pittore, lo presentiamo in questa breve intervista, dove Noccesi si racconta attraverso il filtro artistico delle sue opere.
Quando hai deciso di dedicarti all’arte?
“Ho sempre disegnato, sin da bambino. È stato però a 17 anni che grazie a Tumblr, ho preso seriamente la mia passione. Qui scoprii attraverso i profili di artisti che vendevano i propri quadri, che diventare un pittore non fosse un qualcosa di fantascientifico ma potesse essere concretizzabile”.
Cosa vuoi raccontare nelle tue opere?
“Del mondo mi affascina la sua discrepanza, l’incongruenza tra le sue passioni. Mi piace fare questo esempio: durante un funerale può passare una macchina con Gabry Ponte a tutta palla; ciò crea un effetto che definirei grottesco. La vita stessa è grottesca, purtroppo o per fortuna. Io cerco di riportare queste discrepanze nei quadri, grazie anche all’utilizzo di un tratto non elegante, tremulo. Le figure sono sproporzionate e scelgo accostamenti discordanti ma necessari. Per esempio, nell’opera che più mi sento affine, “Buon compleanno” (in foto), la serenità infantile del compleanno è disturbata dal litigio dei genitori mentre il bambino guarda la TV. Il Male, un mio ritratto vestito da diavolo, banchetta felice della quotidiana tristezza della scena”.
L’irrazionale che ruolo ha?
“Sicuramente molto importante. Un esercizio che mi piace fare è quello di ridisegnare a memoria più volte le opere che mi hanno colpito. Questo mi permette di internalizzare i soggetti e renderli sempre più ‘personali’. Ciò nonostante, non voglio essere associato al surrealismo, perché il surreale lo intendo come un qualcosa di esterno dalla realtà. Io al contrario mi attengo all’assurdo del reale”.
Chi sono i tuoi riferimenti artistici?
“Giotto è sicuramente una grande influenza, è uno dei pittori che preferisco. Amo molto anche la produzione rinascimentale italiana e fiamminga, oltre all’arte scarlatta di David Hockney. Mi sono ispirato oltretutto ai lavori di P. J. Crook, che ha disegnato per i King Crimson”.
Per concludere, ho notato che hai cambiato molto la tua tecnica di pittura nel corso del tempo. Ciò fa parte di un tuo percorso?
“Si, il mio processo di crescita personale si esprime attraverso una continua maturazione delle tecniche adoperate. Sono passato dalla semplice matita e foglio bianco a opere sempre più complesse, nella ricerca continua del miglioramento”.