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Frastuoni – febbraio 2023

Jwslubbock, CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons

 

QUASI
“Breaking the Balls of History”
(Sub Pop Records)

Celebriamo con gioia il ritorno degli americani Quasi, la coppia formata da Sam Coomes, che ha suonato anche negli Heatmiser di Elliott Smith, e l’ex moglie Janet Weiss, per più di venti anni alla batteria delle incredibili riot girl Sleater-Kinney. “Breaking the Balls of History”, decimo disco del duo e primo sulla storica Sub Pop di Seattle, arriva dopo dieci anni di silenzio, soprattutto dovuto al terribile incidente stradale avuto da Janet, che l’ha tenuta ferma ai box per un po’ di anni. Dopo aver consumato lo stupendo singolo di apertura “Queen of Ears”, i Quasi ci presentano ora un album alternative rock dalle tinte lo-fi e psichedeliche che celebra i trent’anni di carriera e di splendida affinità umana e artistica, in cui non prendersi seriamente rimane sempre l’indissolubile priorità.

 

LITTLE SIMZ
“NO THANK YOU”
(Forever Living Originals)

Con l’uscita a sorpresa del nuovo album annunciato con un paio di post social e alcuni volantini apparsi a Londra con solo una settimana di anticipo, la celebrata Little Simz conferma il suo antagonismo verso le moderne strategie di mercato: per Simbi Ajikawo, questo il suo vero nome, non è importante soddisfare i dettami dell’industria discografica e conquistare la vetta delle classifiche. Costruito su basi hip-hop old school e una strumentazione jazz, “No Thank You” si allontana dalle atmosfere pompose e cinematiche del precedente per tornare alle origini più scarne ed essenziali dell’artista inglese, maggiormente incentrate su testi spigolosi. Un album denso composto da dieci tracce che superano quasi sempre i cinque minuti di lunghezza, dove Little Simz si sfoga e continua a creare solchi iconici.

 

RICHARD DAWSON
“The Ruby Cord”
(Domino Recording)

Dopo averlo adorato insieme ai pazzoidi finlandesi Circle nell’album “Henki”, ritroviamo Richard Dawson alle prese col nuovo “The Ruby Cord”, conclusione di una trilogia iniziata nel 2017 incentrata in questo capitolo cinquecento anni nel futuro, in una specie di realtà a cavallo tra il reale e il virtuale. Con un brano di apertura lungo 41 minuti, questo lavoro appare subito criptico, un complesso gioco di ruolo di fantascienza che dà la sensazione di un mondo più ampio al di là dell’esperienza immediata. Le narrazioni possono essere cupe e sconvolgenti, ma l’atmosfera è generalmente calma e tranquilla, in gran parte priva del ruggito e del rumore che si sente in molti lavori di Dawson. Un disco al solito non facile, ma che ripaga l’impegno dei suoi ascoltatori abbagliandoli e impressionandoli.

 

foto in copertina: Jwslubbock, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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