Cecilia Del Re, Assessora del Comune di Firenze per l’urbanistica, arriva su una bicicletta elettrica, scusandosi per i tre (!) minuti di ritardo.
Firenze ha adottato i suoi piani strutturale e operativo. Sono così importanti?
“Il piano strutturale serve a immaginare la Firenze del futuro: dove vivremo, come ci sposteremo, che tipo di città vogliamo. Il piano operativo contiene le regole per trasformare la visione in realtà. È talmente importante che prima dell’approvazione definitiva tutti potranno, per un anno, fare commenti e osservazioni! Se vivete a Firenze, questi piani disegnano la vostra ‘casa’ per i prossimi 50 anni”.
E, quindi, che città volete costruire?
“Una Firenze più giusta, coraggiosa. Vogliamo una svolta: basta puntare sul turismo, niente nuovi alberghi in centro, iniziamo una lotta alla rendita immobiliare. Immaginiamo un tessuto economico diversificato, una città che incoraggi l’economia della conoscenza, la cultura, la lotta al cambiamento climatico e difenda la mobilità sostenibile, il diritto alla casa”.
Certo, tutte belle parole, ma in pratica?
“Le parole sono importanti, come dice Moretti: se non sappiamo dove stiamo andando è difficile arrivare (ride). Ma non bastano. Partiamo dalla casa: oggi per tutti è difficilissimo trovare un alloggio. Uno dei principali colpevoli è l’affitto turistico. Non possiamo vietarlo, ma abbiamo fatto il possibile per combatterlo: è più difficile frazionare gli appartamenti, spendi meno in oneri se ti impegni a non affittare ai turisti. Ripartiamo dal social housing con affitti calmierati, da ora disponibili anche per gli studenti per i quali metteremo a disposizione 1.000 appartamenti.
Per l’ambiente, abbiamo confermato i ‘volumi zero’ (no a nuovo cemento, sì ai recuperi), previsto uno scudo verde intorno a Firenze e un grande parco che legherà Le Piagge con Le Cascine e l’Isolotto. Al suo interno, creeremo un nuovo museo sui cambiamenti climatici.
Portiamo la cultura fuori dal centro storico: cinque nuovi musei, uno per quartiere. Oltre a quello sui cambiamenti climatici, uno sullo sport e sul calcio allo Stadio Franchi, un museo sulle tecnologie del futuro in Viale Guidoni, le arti contemporanee alla Manifattura Tabacchi e nell’area Ex OGR. E difendiamo il tessuto culturale vincolando gli spazi di cinema, teatri e librerie alla loro destinazione d’uso”.
E quindi, come sarà Firenze fra 10 anni?
“Una città più per i cittadini e meno per i turisti, con nuovi ‘centri’ in tutto il territorio. Nell’area Lupi di Toscana, ad esempio, sorgerà il primo eco-quartiere. Una città per tutti: su 186 progetti di trasformazione, 135 sono finanziati con fondi pubblici, slegati da logiche di profitto. Una città in cui sia facile muoversi lasciando a casa la macchina grazie a tranvie e piste ciclabili. Una città basata sulla co-progettazione: per ogni quartiere replicheremo il modello Lumen, dando spazio a progetti dal basso. Insomma, una Firenze più vicina a chi la vive e che sa ascoltare”.
Tutto molto diverso rispetto al passato, anche recente. Cos’è cambiato?
“La pandemia ci ha imposto una riflessione: le strade vuote del centro storico sono state una ferita che con questo piano vogliamo curare e trasformare in opportunità. I giapponesi amano la tecnica del Kintsugi: si ricostruisce senza nascondere gli errori, valorizzando quello che ci hanno insegnato”.
Parlate molto di ascolto, ma questo piano come lo presenterete alla città?
“Partiremo dai mezzi tradizionali: la stampa. i media. Ma inizierò anche un tour delle associazioni culturali, sportive, del terzo settore, e politiche per ascoltare i suggerimenti che l’incredibile tessuto sociale di Firenze saprà darmi. A me non piace dire ‘io’: mi trovo molto più a mio agio nel ‘noi’. La Firenze che sogniamo si costruisce grazie all’aiuto di tutti”.
Il piano operativo scade nel 2028, il suo mandato nel 2024: e poi?
“Poi la prossima amministrazione dovrà attuarlo e magari osare ancora di più: il coraggio che abbiamo avuto ora spero continui. Il compito della politica è ascoltare, costruire una visione condivisa, ma poi scegliere e agire. O governiamo il cambiamento o lo subiamo, non ci sono alternative”.
Parlando di politica, concludiamo con un grande classico: la crisi del PD…
“Il PD vince quando fa scelte chiare. Dobbiamo avere il coraggio di immaginare un futuro femminista, plurale, inclusivo, ecologico, dalla parte di chi non arriva a fine mese, perfino eretico nelle soluzioni, o rischiamo di non avere alcun ruolo da giocare. Sarebbe un disastro”.