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Intervista a Giulia Spissu, La traduttrice dell’arte contemporanea

intervista a giulia spissu

di Pietro Mini
fotografie di Irene Tempestini

Superare la paura dell’arte contemporanea spiegandola con chiarezza e semplicità. Questo l’obiettivo di Giulia Spissu, autrice del libro The art translator: l’arte contemporanea e il suo eclettico mondo edito da Edifir con il supporto della Fondazione CR Firenze. Divulgatrice di arte sulla pagina Instagram The art translator e social media manager del Museo Novecento, Giulia Spissu racconta nel suo libro la storia dell’arte contemporanea, coi suoi movimenti e artisti, e lo fa attraverso brevi e semplici pillole, partendo dalle avanguardie storiche fino alla Crypto Art dei giorni nostri.

Qual è stato il percorso che ti ha portata a scrivere questo libro?

“Dopo essermi laureata nel 2019 in arti visive a Bologna, ho iniziato a collaborare con alcune realtà locali. Durante il lockdown però tutto è sfumato, e il mondo dell’arte faceva molta fatica. Così nel 2021 ho deciso di aprire la pagina Instagram dove ho cominciato a far vedere spazi culturali che non sono nei circuiti tradizionali e a intervistare artisti per fare in modo che tutti avessero accesso a un mondo che, di solito, è solo per gli addetti ai lavori, mostrando i loro studi, come lavorano e come spiegano la propria arte”.

Come mai secondo te esiste questa diffidenza nei confronti dell’arte contemporanea? Pensi che sia possibile renderla accessibile a tutti?

“Credo di sì, ma deve esserci volontà da parte di tutti di essere aperti al dialogo, perché essendo astratta e non figurativa, le persone hanno più difficoltà a comprenderla a uno sguardo immediato. Inoltre in Italia la paura è più radicata per colpa del peso della storia e della cultura del nostro Paese, e nelle scuole l’arte contemporanea viene appena accennata o non viene proprio studiata. Il mio obiettivo è divulgarla e far capire che può essere alla portata di tutti, basta superare il primo impatto e studiarla”.

giulia spissu museo novecento

Come sei riuscita a gestire l’eclettico mondo dell’arte contemporanea e a incasellare gli artisti nel libro?

“Spesso le persone trovano complicato comprendere cos’è l’arte contemporanea, e in realtà nemmeno gli accademici concordano sulla sua storicizzazione: quello che viene considerato contemporaneo da noi in Italia è moderno per altre nazioni. Dunque non è stato facile selezionare i vari artisti, così ho scelto di inserire nei capitoli coloro che ritenevo principali e di citare tutti gli altri nelle note”.

Che rapporto ha la città di Firenze con l’arte contemporanea?

“Il rapporto è un po’ complicato, perché i fiorentini sono molto attaccati alla propria cultura, e lo si vede con le polemiche che nascono sempre quando sono messe le installazioni di arte pubblica in piazza della Signoria. Però negli ultimi tempi la città sta facendo un grande sforzo per aprire i propri orizzonti, con la nascita di molti spazi e collettivi dedicati all’arte contemporanea. Proprio questo sarà il tema del mio prossimo libro, per dimostrare che questo mondo a Firenze è più vivo che mai”.

Uno di questi spazi è proprio il Museo Novecento. Qual è il tuo ruolo all’interno del museo?

“Mi occupo di tutta la comunicazione digitale, gestisco i social, il sito web e la newsletter. La nostra volontà è didattica, per spiegare i dietro le quinte e le storie che stanno dietro alle mostre e agli artisti. Il Museo Novecento fa molti progetti interessanti, e organizza numerosi eventi, coinvolgendo artisti internazionali e collaborando con altre realtà di Firenze per creare un dialogo tra antico e contemporaneo”.

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