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La mia S’ignora: uno splendido dispressionismo

La mia S'ignora

Venerdì 2 dicembre il nuovo progetto La mia S’ignora presenta live il suo debutto “Un incontenibile affiorare di memoria”, terza uscita de La Chute Dischi, una serata imperdibile arricchita dalla mostra fotografica “I’VE SEEN THIS FACE BEFORE” con i preziosi scatti di Stefania Pucci. Ne parliamo con Duccio Tebaldi, voce e parole de La mia S’ignora e instancabile agitatore culturale dentro La Chute associazione culturale.

Che significato ha il nome La mia S’ignora?

Il nome, coniato nell’ormai lontano 2011, viene da una citazione del maestro Carmelo Bene nella mitica prima puntata al Costanzo Show del ’94, quando a una delle solite provocatorie domande rispose “Sono io la mia s’ignora“, dando risalto ovviamente alla presenza dell’apostrofo.

La vostra musica è come una bottiglia di vino buono che è stata stappata senza fretta e al momento giusto. Come definiresti il vostro genere?

Per quello che è venuto fuori, a partire dal giugno 2020, senza premeditazione alcuna, ho coniato la definizione “dispressionismo per voce e partiture”.

Il termine “dispressionismo” è un neologismo, che significa – come tutte le altre parole che usiamo – tutto e nulla.

Una formazione atipica la vostra, ce ne vuoi parlare?

Formazione atipica: chitarra “sonica”, modificata dalle sapienti mani del maestro (Lorenzo) Carovani, compositore di gran parte degli arrangiamenti; Agnese (Focardi) all’arpa, strumento classico che talvolta viene “violentato” da mollette, colpi di diapason, limette per le unghie, aggeggi vari. Giada (Moretti), saxofono tenore e baritono, anch’esso suonato in bilico tra classicismo e avanguardia. I testi sono miei, tranne un “cut up” da Emanuel Carnevali.

Cosa vedremo sul palco del Circolo Arci Progresso?

Al Progresso suoneremo i 13 pezzi del disco, e magari ci sarà anche qualche sorpresa in scaletta

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