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La lunga strada per il Galluzzo

tomba montale

di Luca Limitone

Se non si dispone di un’auto, raggiungere il Galluzzo con i mezzi pubblici può rivelarsi una pericolosa avventura. Dopo cinquanta minuti contemplativi e due corse saltate, monto finalmente sul 41 insieme a una signora che riversa tutta la frustrazione dell’attesa sul malcapitato autista.

E siccome al peggio non c’è mai fine, proprio quando il verde della campagna incomincia a entrare nei finestrini, il bus si ferma, fa inversione a U e torna indietro.

Chiedo spiegazioni al conducente.

“C’è la strada franata, che non lo sapevi?”

“No.”

“Eh sì.”

“E ora come ci vado al Galluzzo?”

“Semplice, o torni indietro e pigli l’undici dalla stazione o scendi qui e vai a piedi.”

Scelgo la secondo opzione, scavalco la frana e mi sparo trenta minuti sotto il sole lungo la provinciale attraversata da un’interminabile sfilata di Tir e autocarri di imprese edili intente a ristrutturare qualsiasi tipo di immobile, nuovo o vecchio che sia. Miracoli del bonus 110%.

Qualche chilometro più avanti, finalmente il Galluzzo mi accoglie coi suoi sterminati parcheggi, la Certosa appollaiata sul colle, le vecchiette in carrozzella sospinte, nell’indifferenza più completa, da badanti alle prese con video chiamate internazionali.

Fa caldo. Il sole splende instancabile in questo autunno che è solo una prosecuzione leggermente meno soffocante dell’estate. Le foglie sono ancora verdi, le zanzare più pimpanti che mai. A partire dal parco del Galluzzo inizio finalmente il percorso ad anello che avevo in mente. Costeggio l’Ema, poi, lasciato il centro abitato, striscio sudato lungo una panoramica strada asfaltata che mi conduce dritto di fronte alla Chiesa di San Felice a Ema.

La guida che ho in mano dice che qui è sepolto Eugenio Montale. Mi sembra strano, nel cimitero retrostante non c’è nessuna indicazione. Lo cerco tra le lapidi monumentali e invece la tomba del poeta è mimetizzata tra i defunti comuni, nella parte bassa di una parete fitta di loculi, dove riposa accanto alla sua inseparabile Drusilla, la compagna di una vita con la quale aveva sceso, dandole il braccio, un milione di scale.

Forse, come Montale con la moglie, anche le badanti, in segno di amore e di riconoscenza, si faranno seppellire qui assieme ai loro assistiti. E a uno smartphone in mano, contro la nostalgia di casa.

passeggiata galluzzo

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