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Le comunità energetiche rinnovabili: tra autoconsumo e sostenibilità

comunità energetiche

illustrazione di Luchadora

di Aura Fico

Avreste mai pensato di vivere in un condominio dove l’energia utilizzata è autoprodotta da voi e dai vostri vicini di casa? In effetti può sembrare un’utopia tratta dal futuro, invece fa già parte del nostro presente. Stiamo parlando delle comunità energetiche, ma cosa sono?

Cosa sono le comunità energetiche

Le comunità energetiche sono realtà che vedono una serie di persone unirsi e collaborare per produrre, consumare e gestire energia attraverso degli impianti locali che utilizzano fonti rinnovabili. Questa pratica di prosumption permette ai singoli utenti di essere contemporaneamente produttori e consumatori di energia elettrica, cercando di usare sempre meno energia prodotta da combustibili fossili. Le comunità energetiche sono parte della famosissima transizione ecologica, argomento estremamente discusso che sembra non trovare pace. Duole ammettere che quando si affrontano questo tipo di questioni c’è sempre un’ombra di scetticismo attorno. Un po’ perché il mondo dei super cattivi ci ha convinto che senza combustibili fossili non si va avanti, un po’ perché informarsi su certi argomenti è ancora difficile, in quanto realtà in continua espansione.

Alcuni esempi di autoconsumo collettivo

Il mondo dell’autoconsumo collettivo esiste e sussiste grazie al concetto di comunità e può essere attuato a più livelli, partendo da quello individuale e arrivando a quello comunitario, coinvolgendo diversi utenti attivi direttamente nella produzione energetica, come quello di Pilastro e Roveri a Bologna. Questo progetto permette ai cittadini e alle 900 aziende della zona di abbattere i costi della bolletta grazie ad una catena di produzione di energia pulita, stoccaggio e condivisione. Altri esempi di comunità energetiche sono quella di Pinerolo, un piccolo paese in Piemonte che utilizza l’energia prodotta da 15 impianti fotovoltaici, centrali idroelettriche e biogas e quella di WeForGreen che comprende 462 soci auto produttori che ottengono energia utile per 1471 utenze domestiche con impianti tra Lecce e Verona.

E in Toscana?

Purtroppo, non siamo ancora riusciti a trovare degli esempi in Toscana: speriamo che questo articolo possa essere un piccolo spunto per far partire iniziative di questo genere anche sul nostro territorio. Il primo passo necessario anche solo per concepire la comunità energetica è cambiare il paradigma culturale odierno, ricordandoci che siamo tutti nodi della stessa rete. Rendere la responsabilità del nostro pianeta una priorità e iniziare ad attuare piccoli cambiamenti nella propria vita quotidiana sono solo due degli step principali.

Diminuire l’impatto sull’ambiente

L’intero progetto delle comunità energetiche o dell’autoconsumo in generale ha vari obiettivi, tra cui incrementare l’utilizzo di energie rinnovabili e condividere l’energia prodotta con più persone possibili. Infatti, uno dei punti cardine delle comunità energetiche è rendere accessibile l’energia prodotta a più persone possibili, basandosi sul modello della sharing economy, abbattendo i costi della normale fornitura di energia. La comunità energetica in sé non fa differenze, non divide, bensì unisce e corrobora i rapporti interpersonali tra cittadini, vicini di casa e gestori di attività.

Queste realtà portano con sé un messaggio ben preciso: diminuire i costi e l’impatto sull’ambiente attraverso la collaborazione è possibile. Unirsi nella volontà di fare del bene al pianeta e alle proprie tasche non è più un’idea da film del futuro, ma una realtà accessibile fin da subito che può davvero cambiare le cose, per noi e per chi verrà dopo di noi. 

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