C’è una realtà giovane, energica e molto professionale che sta sbocciando ad Arezzo. Nonostante il periodo non favorevole e la lontananza da un centro di interesse culturale forzatamente più strutturato, come Firenze, un gruppo di ragazzi incontratisi al liceo porta avanti il suo sogno. Farrago è il nome del Collettivo Cinematografico e la serie “Rumors” è il progetto che ha destato l’interesse di un colosso dell’intrattenimento (che ancora non è possibile svelare).
A Tommaso Caperdoni, uno dei due showrunner di “Rumors”, chiediamo la genesi di Farrago.
“La Farrago nasce nel 2017 nell’ambito del Liceo Classico Petrarca di Arezzo, all’inizio eravamo solo io e Luca Bizzarri. Io frequentavo già il primo anno di Università e volevo scrivere, lui era un aspirante video maker. Ci uniamo in modo abbastanza casuale per realizzare una web serie ambientata nel nostro vecchio liceo. Alle assemblee di istituto iniziano i casting. Realizziamo una puntata che viene proiettata proprio in una di queste assemblee riscuotendo successo. Abbiamo quindi realizzato sei episodi costituendo un cospicuo gruppo di persone che volevano continuare su questa strada. Si sono creati dei rapporti molto stretti perché avevamo la consapevolezza di aver fatto qualcosa di non scontato e difficile, soprattutto in Italia. È nata quindi l’idea di coinvolgere altri licei della zona con una open call. Ai casting si sono presentate circa 120 persone; eravamo felicissimi. Con una squadra di 80 persone abbiamo girato “Dio”, la nostra prima serie. L’intento non era quello di fare un prodotto per forza bello, ma di realizzare un esperimento sociale. Ed è questo, infatti, il nostro focus: creare un contesto sociale, mandare dei messaggi specifici sacrificando, talvolta, la qualità sull’altare del sociale. Dare quindi un’opportunità a chi è alle prime armi. “Dio” è stata un piccolo successo locale e soprattutto si è creata la consapevolezza che il mezzo cinema comprende tante competenze ed è il pretesto perfetto per creare il cambiamento che volevamo vedere in una città come Arezzo, che è simile a molte altre città d’Italia. Abbiamo deciso di dedicarci a sette corti da realizzarsi in contemporanea. Purtroppo, è arrivata la pandemia che ha concluso l’avventura. A dicembre del 2020 il Comune di Arezzo ha pubblicato un bando a cui noi abbiamo partecipato con un progetto seriale e ad agosto 2021 abbiamo scoperto di aver vinto. All’inizio eravamo terrorizzati, pensavamo di aver fatto il passo più lungo della gamba, ma abbiamo iniziato a lavorare a “Rumors”. A ottobre sono iniziate le chiamate per cast e troupe. Il 30 novembre contavamo 575 adesioni. La cosa poi si è ridimensionata e siamo scesi a 400. Grazie all’ingresso di altri sponsor il budget è cresciuto. È ancora folle tutto questo per noi che abbiamo messo in stand by qualsiasi altra cosa delle nostre vite”.
Siete tutti sotto i trent’anni. Una scelta, come dicevi, tu sociale? “È una scelta prima di tutto pratica, non escludiamo nessuno ma siamo giovani e attiriamo i giovani. Questo per quanto riguarda la troupe; il cast è composto da persone di età diverse e superiori alla nostra”. Cosa fa concretamente uno showrunner? “È un mix fra una figura produttiva e una artistico/creativa che tiene le fila dalla sceneggiatura alla direzione; qualcuno che deve far rispettare le linee editoriali. Un ruolo ancora poco diffuso in Italia”. Cosa ha ispirato “Rumors”? “Sarà un thriller teen e la reference stilistica maggiore è Twin Peaks, ma i registri sono molteplici. È uno stile ibrido ed è comunque è il frutto di diverse scritture. La storia è ambientata nel marzo del 2022 in un presente post-pandemico. La casa e il rapporto con la famiglia sono elementi molto presenti. C’è anche Arezzo con i suoi lati oscuri, insieme al sentimento di esclusione provato da noi ragazzi. La serie verrà distribuita da una importante piattaforma on demand. L’uscita sarà in inverno ma già a settembre faremo una proiezione dei primi episodi con il team. Sicuramente faremo un tour nelle scuole, che sono l’ambiente in cui siamo nati”.