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“La verità su tutto” di Vanni Santoni

Vanni Santoni

Cosa unisce un porno amatoriale alla nascita di un’enorme setta religiosa?

Apparentemente nulla, eppure è questo il percorso tracciato da Vanni Santoni nel suo ultimo libro, “La verità su tutto”(Mondadori, €19). Intrecciando nuovamente i fili della sua florida produzione, Santoni tesse una trama che attinge a personaggi, scene e temi di alcuni dei suoi precedenti lavori – “Gli interessi in comune”, “I fratelli Michelangelo”, “Muro di casse”per costruire un grande romanzo dedicato al tema della spiritualità.

Cleopatra Mancini, la sociologa protagonista del libro, decide di indagare le cause e la natura del male, a partire da quello che lei ha commesso. Da qui, ciò che appare studio interiore diventa ben presto ricerca teologica: dalla biblioteca di Lettere in Piazza Brunelleschi alle comunità dei folletti, dagli Hare Krishna al Paradisino di Vallombrosa. Una ricerca, esistenziale e radicale, che porta Cleo a misurarsi con una bibliografia sterminata (Vangeli, Bhagavad Gita, “Racconti di un pellegrino russo”, Vivekachudamani, ma anche Sant’Agostino e Simone Weil: il libro di Santoni è anche un’opera bibliografica, preziosa per chi è interessato al tema e cerca possibili percorsi) e con il passaggio dalla teoria alla pratica, che è soprattutto meditativa, supportata talvolta da qualche psichedelico che favorisce la “riproducibilità tecnica dell’esperienza mistica”. Ma Cleo, afferrate le prime verità, non si arresta.

Elevata a maestra, grazie all’incontro e al sodalizio con Kumari dà vita a una nuova comunità. Le persone arrivano a frotte nel loro ashram toscano. Vanno e vengono, a volte restano, replicano l’esperienza, diffondono il verbo finché la comunità non conta milioni di adepti. Ed è qui che il romanzo di Santoni si spalanca su nuovi problemi: quello dei riti, del proselitismo, della gestione del potere.

Tutto ciò che di umano frena la ricerca definitiva, la ostacola, la fa collassare.

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