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Frastuoni di gennaio 2022

frastuoni gennaio

di Leonardo Cianfanelli

ANAÏS MITCHELL
Anaïs Mitchell

(BMG)

Dopo aver collaborato con progetti illuminati come Hadestown, Bonny Light Horseman e Big Red Machine, la cantautrice americana Anaïs Mitchell torna dopo quasi dieci anni con un disco solista, omonimo, un lavoro scarno e personale con la sua voce unica sempre in primo piano. Lasciata Brooklyn al nono mese di gravidanza durante la pandemia, Anaïs torna nel Vermont per ritrovare le sue radici, lo stesso stato americano che la lega da sempre con Justin Vernon (Bon Iver) con cui spesso collabora. Prodotte dal vulcanico Josh Kaufman, queste dieci tracce continuano il percorso di Anaïs Mitchell lontano dai riflettori e da un facile successo, dieci gemme preziose di canzone popolare a stelle e strisce per scaldare l’inverno, arricchite da testi eleganti che risaltano il lato poetico dell’artista.

RICHARD DAWSON & CIRCLE
Henki

(Domino)

Seguiamo da tempo il folletto Richard Dawson, cantautore inglese capace di esplorare l’universo folk senza limiti o compromessi. Dawson sceglie ora di alzare ulteriormente l’asticella e, fomentato dalla storica etichetta Domino, si unisce all’eccentrica band finlandese Circle per creare “Henki”, un album che prende il nome da una parola finnica senza un vero significato, quantomai azzeccata per questo lavoro inclassificabile dalla lunga gestazione, dove ognuno dei suoi sette brani ha il nome di una pianta. Pensate a un epico frullatone di folk, country, rock e glam-rock, con tracce dai sei ai dodici minuti e testi che parlano di storia antica e misteri esoterici. Non fatevi condizionare dal normale effetto straniante iniziale, vedrete che questo album causa dipendenza. Provare per credere.


JAMIRE WILLIAMS
But Only After You Have Suffered

(International Anthem)

La International Anthem di Chicago continua a non sbagliare un colpo e presenta il nuovo album di Jamire Williams, artista a tutto tondo conosciuto più che altro per il talento alla batteria. “But Only After You Have Suffered” ci tele trasporta in un mondo alieno, dove sequencer e campionatori si mescolano a droni psichedelici e distorsioni, creando una nebbia amorfa dove è bello perdersi. Sempre più visionario e indefinibile, Williams alterna guest della sua città natale Houston (Corey King, Mic Holden, Fat Tony, Zeroh, Sam Gendel e molti altri) a una straordinaria gamma di generi (Hip Hop, Ambient, Jazz, per citarne alcuni), sperimentando verso territori d’avanguardia con affascinanti collage sonori e la dichiarata ispirazione alla pittura minimalista sullo sfondo.

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