di Carlo Benedetti
Nei libri usati abitano due storie: una dell’autore, l’altra del lettore precedente. Copiamo qui una lettera rimasta fra le pagine, nella speranza che arrivi alla propria destinataria.
Cara Valeria,
Quando te ne sei andata, il transatlantico si è staccato da Ponte alle Grazie con una manovra elegante, una piroetta al centro del fiume, sfruttando la corrente più dei motori. La nebbia filava i lampioni dei lungarni fino a farli toccare e ti si intravedeva appena, immobile, con dei grandi occhi stupiti. Poi meno. Poi per nulla. Sono rimasto a guardarti sparire finché il ponte non ha cominciato ad oscillare, sempre più forte. Sembrava un serpente durante la muta. Le strade intorno, i lampioni, era tutto nuovo, aveva cambiato colore. Firenze era diversa, ma non sapevo come. Non ho dormito: appena chiudevo gli occhi, qualcosa svaniva, diventava altro: i bar, specie quelli dove avevamo bevuto insieme, la balaustra di piazzale Michelangelo, la discesa del cavalcavia Dell’Affrico. Come li riaprivo, erano ancora lì, ma mi guardavano diversi, non sembravano loro. E stamani anche casa mia, i miei vestiti, hanno iniziato a scivolarmi dalle mani: la sciarpa che ti piaceva, l’eskimo verde, estranei. Il mio divano colorato, la poltrona dove ti sei seduta un milione di volte: eccoli qua, quasi completamente identici. E anch’io – me ne accorgo ora – i miei piedi, più grandi. Già non riconosco i capelli, prima lunghi e morbidi, e ora ispidi, come pennelli nuovi. Che succede, amore mio? Ora che l’ho scritto, anche questo sembra strano. Irrimediabilmente fuori posto.
Giovanni Spadaccini, Compro libri, anche in grandi quantità. Taccuino di un libraio d’occasione, UTET, 2021 – 16,00€