di Aura Fico
Il cambiamento climatico esiste ed è davanti ai nostri occhi ogni giorno. Abbiamo fatto a Fridays For Future Firenze qualche domanda per capire meglio cosa può fare la città di Firenze per migliorare e migliorarsi.
Come e quando nasce FFF Firenze?
“FFFFirenze nasce l’8 febbraio 2019, non a caso un venerdì. È bastato che una ragazza creasse l’evento su Facebook per radunare a questo primo presidio 50 persone in Piazza San Firenze. Dopo il primo Sciopero Globale per il Clima i presidi si sono spostati in Piazza della Santissima Annunziata, e ora intendiamo riprenderli con cadenza mensile, possibilmente nella parte di Piazza della Signoria collegata a Piazza San Firenze”.
Quali sono i vostri obiettivi?“L’obiettivo principale è fare pressione politica e smuovere la cittadinanza ancora non sensibile a fare altrettanto, per tenere alta l’attenzione sul tema della crisi climatica, in modo da trasformarlo in priorità per l’agenda politica internazionale. Pretendiamo che i governi eliminino i combustibili fossili, azzerando le emissioni a livello globale entro il 2050 (in Italia entro il 2030) per contenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5 gradi centigradi. Serve una transizione energetica inclusiva, basata sul principio della giustizia climatica, transizione energetica che deve avvenire tutelando i lavoratori e le lavoratrici, il suo costo deve gravare su coloro che hanno le maggiori disponibilità economiche e le maggiori responsabilità nella crisi climatica”.
Quali sono i problemi sul territorio fiorentino?
“Gli organi di governo territoriali, nel momento in cui sviluppano dei progetti e prendono delle decisioni per la propria comunità, devono avere sempre un atteggiamento obiettivo e scientifico, fornendo il giusto spazio di confronto e di partecipazione alla popolazione. Dal 14 gennaio 2021 si sono levate diverse proteste per l’abbattimento dei pini di un intero percorso pedonale in Via Aretina. Mancano piani di mantenimento delle alberature che diminuiscono il calore cittadino in estate. A maggio è stata presentata la questione del fragile ecosistema della Valle dell’Isone, in zona Antella; l’area è stata concessa dal Comune di Bagno a Ripoli ad Autostrade per l’Italia per essere trasformata in una discarica di materiali inerti. La Toscana e la città di Firenze hanno dichiarato emergenza climatica, dichiarazione che si scontra con la realtà dei fatti: non si può pensare di raggiungere l’obiettivo di ridurre le nostre emissioni a zero se poi si investe ancora sull’aeroporto. Bisogna potenziare i collegamenti ferroviari, finanziare la mobilità sostenibile, fare tutto ciò che è in nostro potere per ridurre le emissioni”.
Cosa ne pensate dell’inchiesta sui rifiuti interrati che sta scuotendo il Valdarno?
“Una vicenda grave che dimostra quanto sia folle continuare sulla strada dell’economia lineare. Otto milioni di tonnellate di rifiuti tossici non sono poche, eppure senza la provvidenziale inchiesta della magistratura migliaia di macchine vi sarebbero passate sopra, per non parlare dell’intossicazione a cui le falde acquifere e i terreni della valle sarebbero andati incontro. Quando poi le indagini coinvolgono pezzi delle istituzioni, la cittadinanza avverte subito un senso di impotenza e di sconforto”.
Quali sono le iniziative da intraprendere per una città come Firenze?
“Sarebbe importante che l’amministrazione di Firenze andasse avanti a cambiare le regole urbanistiche per permettere ai cittadini di fare il Super Ecobonus. È assurdo che ci siano vincoli paesaggistici per i pannelli solari e non per le parabole e le unità esterne dei condizionatori o che non si possa fare un cappotto termico perché la parete esterna guadagna qualche centimetro e si disallinea con le case accanto. Bisognerebbe estendere le sperimentazioni di raccolta differenziata porta a porta su tutto il territorio, arrestare il consumo del suolo, mettere in sicurezza il territorio dai pericoli idrogeologici. Promuovere ed aumentare il verde urbano puntando alla compensazione di emissioni di anidride carbonica con il rimboschimento e la piantumazione di alberi. C’è ancora molto lavoro da fare sulla mobilità sostenibile, riducendo la mobilità privata compensandola con una mobilità pubblica sostenibile, capillare ed economica. Le soluzioni ci sono, manca la volontà politica di farlo, ecco perché i cittadini e le cittadine in Fridays for Future fanno pressione politica”.