Libri

Dieci anni di storie

By Redazione Lungarno

November 08, 2021

di Carlo Benedetti

Firenze è abituata a vantarsi di un passato glorioso quando si parla di libri e riviste: Novelle Letterarie già nel 1740 parlava di libri, poi Il Marzocco e le glorie novecentesche, La Voce o Lacerba, seguite da Letteratura e Campo di Marte. Lo stesso vale per le case editrici: Salani, Vallecchi, Giunti, Bemporad… la lista potrebbe diventare noiosa. Ma cos’è successo a Firenze negli ultimi dieci anni? La crisi del 2008 (è mai finita?) ci ha sconvolto: la Libreria Edison chiude nel 2012, l’anno prima tocca alla Martelli e alla Libreria del Porcellino, l’anno dopo alla Libreria Chiari. Per un attimo, sembra che in centro i libri debbano sparire: resistono una Feltrinelli (ma chiude la Feltrinelli International) e una Ibs/Seeber/Libraccio. In questo clima allegro e spensierato, c’è chi prova a ripartire.

Le case editrici e le riviste

Presenti esclusi, nel 2012 nascono le Edizioni Clichy; nel 2013 apre la libreria Todo Modo e accanto a riviste già attive come Collettivo Mensa o Riot Van, underground ma non solo, o Ful, il lifestyle urbano di Firenze, nasce con.tempo, rivista di narrativa breve. Con effetto valanga, gli anni seguenti ci regalano una pletora di nuove riviste. Senza pretesa di essere esaustivi: In fuga dalla bocciofila, Toc Toc, StreetBook Magazine, A Few Words, L’Eco del Nulla (le ultime sono di Prato, ok, ma non giudichiamole male). Da questo fermento, nel 2015 spunta Firenze RiVista, un festival che mette insieme 11 riviste cittadine per poi crescere nelle sei edizioni seguenti. L’ultima, a settembre 2021, conta 39 riviste e 20 case editrici da tutta Italia. Per una città piuttosto snob e che si mischia malvolentieri, un miracolo.

I Festival del libro

Parlando di festival, Firenze colleziona due o tre fiaschi completi. Il primo, nel 2013, riguarda il mai realizzato Festival dell’Inedito: una kermesse in cui ai poveri aspiranti scrittori si sarebbero dovuti spillare soldi per l’onore di distribuire manoscritti a delle case editrici. Scrittori fiorentini e nazionali (in prima linea Vanni Santoni) riuniti nel gruppo “Firenze delle letterature” protestano e il Comune ritira il patrocinio. Il festival salta. Per un po’, sembra che le istituzioni comprendano i rischi del populismo editoriale. Eppure, nel 2017, arriva Firenze Libro Aperto, kermesse che, come ospite di punta, vede l’autore… Matteo Salvini (sì, quello), che ospita numerose (circa il 10% delle presenti) case editrici a pagamento e vanity press, e naviga in una buona dose di disorganizzazione, sopravvivendo solo per una seconda edizione. Fortunatamente, le cose cambiano con La Città dei Lettori nel 2018, festival che cresce e adotta proprio quest’anno una formula “regionale” di grande successo: pochi giorni in tanti capoluoghi e comuni toscani diversi.

Le case editrici indipendenti e le librerie

Nel frattempo, nascono o si spostano a Firenze case editrici indipendenti e innovative: effequ e Blackcoffee che divengono punti di riferimento. Si aprono librerie: nel 2016 L’ora blu, nel 2018 la Piccola Farmacia Letteraria. Le biblioteche comunali si rifanno il trucco e acquisiscono nuovi spazi: dal 2013 sono in corso i lavori per “Le grandi Oblate”.

In città, quindi, non mancano idee, né il coraggio di portarle avanti. Semmai scarseggia la capacità di fare sistema (forse dovremmo dire rete? Network?). E siamo ad oggi: l’ex assessore Sacchi decide di candidare Firenze a capitale italiana del libro 2023. Quale migliore occasione per unire, ibridare fecondamente, riconoscere e dare spazio, al variegato mondo di chi racconta storie in città?

Quindi: come stanno le storie? Raccontare è un istinto dell’uomo. Percepiamo il mondo intero in termini narrativi. Sarebbe bello riuscire a raccogliere tutto quello che è successo in questi dieci anni per accorgerci che, ancora una volta, non c’è nessun finale, ma una storia infinita che parla proprio di noi. Le riviste, i festival, i libri a Firenze sono, nonostante tutto, ancora vivi. Più piccoli, meno redditizi forse, ma, come sempre, in pieno movimento.