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La posta di Sigismondo Froddini

Freud

Sprint finale… ma qual era la gara?

Dottore, mi è venuta una leggera ansia, per usare un eufemismo, rispetto alla mia situazione universitaria. Procedo, ma non spedita come vorrei. Vedo le persone che hanno cominciato il mio stesso anno chiedere la tesi, addirittura laurearsi in anticipo (questa poi, come facciano per me rimane un mistero). E io arranco, rifiuto esami, rimando appelli e comunque mi sembra di trascorrere tutto il mio tempo sui libri. Mi chiedo se non sarebbe meglio mollare tutto. Ma poi cosa faccio? Avrebbe un consiglio da darmi?

Nadia

Cara Nadia, capisco la sua leggera ansia, del resto è perfettamente in linea con l’idea che il percorso universitario sia una corsa, se non una gara, con tanto di record da battere nel concludere prima dei tempi. Questa almeno sembra essere il tipo di narrazione portato avanti a volte, senza guardare nessun’altra variabile, se non il risultato finale. Guardandola da questa prospettiva sfido chiunque a non viversela con ansia!

E così le storie di chi ci mette più tempo, di chi interrompe e riparte, di chi non si laurea, di chi è fuoricorso, di chi cambia idea e decide di cambiare, rischiano di diventare narrazioni di serie B.

Ma, le dirò Nadia, quelle sono storie che vale la pena ascoltare: storie alternative, fatte di sacrifici, di scelte ripensate, di percorsi interrotti e poi ripresi; storie fatte di paure, sofferenza, di imprevisti sentiti come macigni, di pressioni, ambizioni e lotte interne tra desideri e aspettative.

Perchè quello che c’è nel mezzo è difficile vederlo a volte, è difficile per i nostri protagonisti, figuriamoci per il mondo esterno e finché la società si ferma a osservare la superficie, corriamo il rischio di appiattire tutte le individualità su una stessa linea che segna chi va bene e chi no.

Il percorso è ciò che fa la differenza e non esiste un giusto o uno sbagliato, sono tutti degni di essere rispettati, perché la sofferenza che sta dietro a quei blocchi, a quei ritardi, a quelle interruzioni nessuno può capirla se non la persona stessa (che, tra parentesi, non se l’è scelta come se fosse un’alternativa al dare esami!).

Quindi da domani, anzi da oggi, invito non solo Nadia, ma tutti quanti, a fare un piccolo sforzo e usare meno la lente performante, che non può far altro che appiattire, uniformare e schiacciare, al fine di non vedere tutto come se fosse un confronto e una competizione,

Sigismondo Froddini

Una rubrica a cura di SpazioPosso. Inviate le vostre domande, crisi e drammi esistenziali a spazioposso@gmail.com. Il dott. Sigismondo Froddini vi risponderà in questo spazio.

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