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SIPARIO| DOLCE GIUGNO: IL RITORNO A TEATRO

di Tommaso Chimenti

Ricominciamo. Dove eravamo rimasti? Ah sì, i teatri aperti, il pubblico, gli attori, gli applausi. Non sarà ancora come prima, ma meglio boccheggiare che annaspare. E allora che inizino le danze di drammaturgie, di testi, di luci, di poltroncine, di sipario, di silenzi, di sospensioni, di magia. Colpi di tosse, no grazie. Riaprono dolcemente i teatri fiorentini. Che cosa andremo a vedere in questo giugno vaccinato? Al Teatro della Pergola la favola per eccellenza che tocca, da sempre, grandi e piccoli con le sue metafore e parabole esistenziali: “Pinocchio”. Dall’1 al 6 il regista Pier Paolo Pacini affronterà il romanzo di formazione di Carlo Lorenzini con gli attori del corso Orazio Costa interno al teatro massimo fiorentino da quest’anno diretto da Stefano Accorsi. Negli occhi del regista questo suo Pinocchio sarà una fiaba dark perché “tutti lottiamo come burattini per il nostro posto nel mondo”.

All’“Estate Fiesolana” un tris di eventi raffinati: prima l’Arca Azzurra con “A debita distanza” (il 22) con la compagnia storica di stanza a San Casciano che torna a Ugo Chiti che firma la riduzione dal Decamerone. La distanza intesa come quella tra palco e platea e la distanza sociale, ma anche la distanza tra queste novelle trecentesche e l’oggi. Saranno novelle a “chilometro zero”, da Boccaccio a noi, i fiorentini che eravamo e quelli che siamo diventati. Il 24 sarà la volta di Tullio Solenghi e dell’Orlando Furioso. Dopo Boccaccio l’Ariosto, ed infine la bellezza di Valeria Solarino (il 25) con “Gerico Innocenza Rosa”la storia di Vincenzo e della nonna e quella casa di campagna che diventerà suo rifugio e scrigno, un luogo dove Vincenzo può trasformarsi in Innocenza e poi in Rosa senza essere giudicato.

Al Teatro della Limonaia ecco il maledetto Rimbaud a cui presta corpo, voce e anima Dimitri Milopulos in “Una stagione all’inferno” (3-6): “È il resoconto finale di un angelo caduto, di un peccatore, di un fuorilegge, un nuovo Icaro, un poeta; di uno che si è creduto dispensato da ogni morale. Un’anima che si ritrova sconfitta, ingannata, catapultata negli inferi: questa è la sua caduta. È il racconto di un’anima persa, una storia disperata alla quale nella sua opera Rimbaud non da soluzioni o assoluzioni: una storia di dannazione”.

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