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TAMPON TAX: Firenze dice no. Il ciclo non è un lusso

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« Bene, domani andiamo. O forse meglio sabato, che il venerdì faccio tardi a lavoro. Facciamo scorta per un anno. Dove ci troviamo? Ma, soprattutto, ti pare giusto?”.

Questa è la conversazione che avviene tra due amiche che abitano tra Firenze e Livorno, mentre sono intente a organizzare una giornata fuori porta dedicata all’acquisto di assorbenti. Accadeva a ottobre 2020 quando a Guardistallo, in provincia di Pisa, viene deciso di scontarne l’IVA, iniziativa a cui fanno seguito più recentemente i Comuni di Pontassieve, Scandicci e Firenze, che si conferma il primo capoluogo in Italia ad abolire la famigerata Tampon Tax, finora al 22% proprio come per i beni non considerati di prima necessità.

Dal mese di aprile nelle 21 farmacie comunali della città, infatti, è possibile trovare assorbenti e tamponi detassati, notizia che fa ben sperare. Perché le donne devono comprare un prodotto che useranno per oltre metà della loro vita a un prezzo così alto? Un’imposizione scorretta sulla quale le donne non possono scegliere, al punto da generare difficoltà per l’acquisto mensile.

Una spesa cospicua per le famiglie, in parte rivoluzionata tramite uno strumento che guarda al raggiungimento di un’equità sociale e alla disuguaglianza di genere. Le due amiche poi non si sono cimentate nell’impresa: la giustizia deve abbatterle le barriere, non aggirarle.

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