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Primavera, proteste e nessuna metafora

Ci sono momenti in cui sembra di tornare bambini. Succede spesso con la bella stagione: ritrovarsi a piedi nudi sull’erba a guardare le stelle, fantasticando di viaggi spaziali ed esplorazioni fantascientifiche. Succede di questi tempi oltremodo bizzarri, in cui ci ritroviamo a guardare il cielo pensando a Marte.

Quello che però abbiamo scoperto non sta sulle nostre teste, ma sotto i nostri piedi: oltre alla terra e all’erba, ci sono intere strade di rifiuti interrati. Mai metafora fu più triste, semplicemente perché una metafora non è. Venerdì 16 aprile esce la notizia: tramite un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Firenze si scopre un «sistema che ha avuto come risultato lo sversamento di scarti del processo di concia delle pelli, estremamente inquinanti, in varie zone del territorio toscano (…). Ben 8 mila tonnellate di questi fanghi sono stati utilizzati per la costruzione del nuovo tratto della strada regionale 429 tra Empoli e Castelfiorentino».

 Una vergognosa operazione che vedrebbe coinvolti dirigenti pubblici, politici, imprenditori e ‘ndranghetisti. Come fosse un segno, la notizia è uscita proprio di venerdì, come se volesse riaccendere l’attenzione sulle manifestazioni giovanili di Fridays For Future, spesso accusati – da qualche attempato benaltrista – di manifestare di venerdì per saltare la scuola e allungarsi il fine settimana. Gli stessi giovani che più volte, negli ultimi mesi, hanno manifestato proprio per il ritorno alle lezioni in presenza.

Guardare Marte, sì, ma pensare alla Terra, che altro non è che la nostra casa. Una casa che in questa stagione fiorisce e rinasce, come si prospetta per le attività economiche del nostro paese. Dai ristoratori, spaccati tra chi protesta seguendo le regole e chi manifesta per il loro sacrosanto diritto al lavoro, ma impedendo di andare a lavoro ad altri, agli operatori culturali – musei, cinema, teatri – che, anche senza servizio per pranzo, asporto e delivery, hanno deciso di non danneggiare nessun’altro.

Osservare il cielo e sperare, che tutto riprenda e che tutto cambi, perché, se il futuro deve essere migliore del passato, non ci resta che raccogliere i rifiuti che abbiamo abbandonato per strada. Di qualsiasi genere siano.

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