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Libri

L’Accelerazione d’impresa a Firenze – Un “Valle chiara”?

By Michele Baldini

March 05, 2021

Per molti influencer l’imperdibile letterario del 2020 è stato senza dubbio La valle oscura (tit. or. The Uncanny Valley) di Anna Wiener. L’autrice e protagonista del libro racconta la sua migrazione, sia fisica che digitale, da New York a San Francisco, da un impiego come segretaria in una piccola casa editrice a ruoli poco chiari in alcune start up dell’IT.

Il punto è che il settore e le forme d’impresa a esso collegate hanno colonizzato l’Europa e se a Firenze non abbiamo una “valley” abbiamo comunque un importante acceleratore di imprese che – senza citare – ha anche un forte impatto “fisico” sulla città, e proprio recentemente ha cambiato sede installandosi nel plesso dell’Ex Granaio dell’Abbondanza in San Frediano. Qui vengono sviluppate da ormai diversi anni le più dinamiche realtà dell’innovazione, soprattutto digitale, assorbendo talenti e fondi. 

Un’operazione immobiliare simile a quella dei colossi dell’IT californiani, che trasferirono le proprie sedi in quelli che un tempo erano i templi della San Francisco più alternativa, la capitale mondiale del Queer, dell’Ambientalismo e dell’LSD. Nulla di denigratorio, anzi.

Sono convinto che il successo di ogni progetto legato al Tech debba necessariamente confrontarsi con strutture in grado di dargli valore, quindi competenze, strumenti, visibilità e soldi. Secondo D., collaboratore di una delle start up, “spesso il successo dei progetti dipende da un’esperienza pregressa e soprattutto dalle conoscenze dei giovani amminisstratori delegati”, secondo F. “molto si lega agli interessi di gruppi di potere già costuiti”, secondo A., infine, “dipende dalla bravura, dal talento e dalla spregiudicatezza del singolo, che deve comunque dimostrare il valore della propria idea una volta che questa metterà da sola le gambe”. 

In pratica tutto è ancora – sul lato più squisitamente capitalistico – da valutare. Alcune Start UP cominciano spiccare il volo, altre muoiono, altre ci provano ed è comunque una risposta, se pur non esaustiva, all’impiego degli under 30.

Sul lato più “umano” delle pari opportunità (ci dicono gli stessi intervistati) ci sono ancora molti passi da fare, mentre il percorso verso la “Smart City” sembra più che mai accelerato.