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La cravatta di Rodolfo Siviero

Rodolfo Siviero

Firenze NoCost che scrive di moda per Lungarno? Sì, la realtà surclassa la fantasia. Partendo da un capo di abbigliamento la guida (anti)turistica più pazza che ci sia ci racconta il passato e il presente di grandi uomini e lucenti donne che Firenze l’hanno resa unica e senza tempo. Perché lo (bello) stile è tutto. www.nocost.guide

IERI

Mettete insieme un agente segreto formidabile, un critico d’arte e un intellettuale. Aggiungete un goccio di spirito romantico e una manciata di fascino. Il risultato, se riuscite a figurarvelo, è il dott. Rodolfo Siviero, la cui storia merita di essere raccontata. Nato nel 1911, da ragazzo si trasferì a Firenze dove studiò arte e divenne agente dei servizi segreti italiani. Toccato con mano cosa era il regime mussoliniano, Siviero divenne convinto antifascista e riferimento dell’intelligence anglo-americana. Nei panni dell’informatore si espose al punto da venire incarcerato nella (purtroppo) nota villa Triste, dove subì durissime torture.
Dopo la guerra venne nominato dal nuovo governo “ministro plenipotenziario” col compito di recuperare le molte opere d’arte italiane che erano state requisite dai nazisti. Fino alla morte, il soprannominato “007 dell’arte” lavorò con infallibile fiuto per riportare tra le braccia italiane le opere trafugate. Peccato che Siviero restò gradualmente più isolato e con mezzi sempre minori, e tuttavia non rinunciò a denunciare con passione le scarse attenzioni governative dedicate al problema del recupero del patrimonio artistico. A consolarci rimane la splendida casa di Rodolfo Siviero, ovvero un museo gratuito -perché così voleva- che espone la sua magnifica collezione privata di pezzi d’arte di ogni epoca e genere, accomunati da un genuino e incondizionato gusto per il bello. Per l’arte, per l’avventura, per una cultura libera, lunga vita a Rodolfo Siviero.

Di Marco Tangocci e Davide Di Fabrizio

OGGI

Rodolfo Siviero era un eroe italiano. Ha salvato molti capolavori dell’arte italiana e, guardando le foto che lo ritraggono, raramente lo troverete senza quello che evidentemente era il suo capo di vestiario preferito: la cravatta. La cravatta del critico d’arte, ma anche dell’intellettuale, del ministro, dell’antifascista. Parliamo d’altronde di un accessorio principalmente maschile, simbolo di sofisticatezza e di eleganza. Come concetto nacque addirittura ai tempi degli antichi romani, diffondendosi successivamente prima come capo d’abbigliamento militare, poi come classico indumento borghese nelle corti d’Europa. Nei primi anni del Novecento numerose riviste di moda definirono la cravatta come l’accessorio più raffinato che un uomo avesse potuto indossare, anche se intorno agli anni 90 ha finalmente avuto il suo momento di splendore anche nel guardaroba femminile. Secoli di storia e di rivoluzioni, di guerre e di mode… no! Nulla è riuscito a mettere in ombra la tradizione universale di questo capo di vestiario, cambiato nelle misure ma in fondo sempre lo stesso. A Firenze si possono trovare cravatte degne di questo nome qui:

SCALI SARTORIA E CAMICERIA in via Marconi 11

SARTORIA VANNI in via dei Fossi 51/rCRAVATTIFICIO FIRENZE, in via dei Calzaiuoli 25/r

PRINCIPE DI FIRENZE, in via del Sole 2

STEFANO RICCI, in via dei Pescioni 1  

Di Teresa Vitartali

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