foto di Claudia Gori

Storie

“La porti un bacione a Firenze”

By Giacomo Alberto Vieri

January 08, 2021

Marghe sta sulla porta con quattro sacchetti blu-Ikea ai piedi, indossa la mascherina e aspetta che Pietro passi a prenderla, sono da poco passate le 20: “Un trasloco organizzato sulla base degli accessi in ZTL”, scherza lei, “Se non altro in campagna non avremo quest’incubo”.

Due dei tanti occhi, i suoi, che hanno scelto di rinunciare alla bellezza dei sagrati, dei lungarni, dell’arte che si schianta sulle finestre di un terzo piano in affitto, ogni mattina, qui dalle parti di Santa Croce, e trasferirsi nel verde chiantigiano. Sono più di 1000 i residenti che hanno lasciato, da gennaio, il quartiere 1. Cifre record di abbandono – anche comparandole col 2007, annus horribilis, picco negativo dal Dopoguerra – se si guarda la situazione complessiva della città. Molteplici i fattori adesso in campo: bassa natalità, ricongiungimenti e collegamenti internazionali messi in standby per l’emergenza sanitaria, costi di vita ancora molto alti a fronte di un apparato di servizi piuttosto fragile, proprio quello che ha convinto Margherita e Pietro, coppia di liberi professionisti trentacinquenni, con la prospettiva di allargare presto la famiglia, a migrare verso altri territori.

Così le loro storie si aggiungono nel mio taccuino dei goodbyes, un piccolo libretto viola che tengo nello zaino con i percorsi degli amici che in questi anni hanno lasciato la città: nomi che forse ai demografi dicono poco, ma alle amministrazioni già di più, o almeno…dovrebbero, vista la situazione critica del panorama fiorentino, fra sprawl urbano e saldo migratorio.

Menomale che so che Lucia, tornata nell’originaria Pistoia, oggi sta bene e può tenere il suo cane nel giardinetto, menomale che Diletta in Mugello ha “ripreso” a respirare aria pulita, menomale Diego mi scrive che può continuare a insegnare chitarra e a pagarsi l’affitto di un monolocale, a Livorno, ché a Firenze seppur con mille lavori e lavoretti non riusciva più.

Menomale che Marghe, sulla porta, ha il cuore tutto intero e quando alza lo sguardo verso la sua casa di tre anni, le brillano gli occhi e dice: “Tornerò. Se me ne darai, anche tu, l’opportunità”.