di Tommaso Ciuffoletti
Il Malva veniva dal futuro, ne sono convinto, e ora è là che è tornato. È da tanto, infatti, che non lo vedo più in Santissima Annunziata ad avvicinarti con voce roca per venderti erba, pasticche o cocaina. L’erba, come si intuisce dal soprannome del nostro, era un mix di odori per condimenti, le pasticche erano aspirine e la cocaina era aspirina anch’essa, solo tritata. Un genio dell’imprenditoria il Malva. E un uomo del futuro. Aveva già intuito le possibilità di quello strano business dell’erba legale e chissà che un giorno non nascano distributori automatici di aspirine tritate per appassionati delle narici. Certo il Malva sembrava un po’ un malandrino e un po’ doveva esserlo, ma per autodifesa. Negli anni ho sentito raccontare storie di veri pusher della zona, con cui ebbe a che ridire, o di discussioni un po’ tese con ragazzotti di varia provenienza a cui aveva venduto i suoi prodotti del futuro e che non l’avevano presa bene. Forse è anche per via di queste disavventure che la sua voce non ricama più inviti gutturali tra le maglie delle notti in Santissima. O forse no, forse è andata diversamente. Io me lo immagino che prende un pacco del suo magico origano e lo lancia a una folla festante, mentre lui sul palco si gira un trombone enorme e lo appiccia tutto felice. Come lo fa, la folla si zittisce e lo guarda stupita. Lui si ferma, guarda gli astanti e … “Penso che ancora non siate pronti per questa roba, ma ai vostri figli piacerà”. Ciao Malva, ragazzo del futuro.