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Vuoi un abbraccio? Knuffelcontact

di Niccolò Protti

Smetti di abbracciare la mortadella intera che hai appena acquistato al supermercato non senza imbarazzo. Smetti di parlare con le pizze che hai in congelatore. Smetti di stritolare l’orsacchiotto di peluche della tua infanzia o quello che hai comprato a marzo. Smettila di piangere, smettila di tirare su col naso e stai a sentire: chiediamo l’annessione al Belgio, oppure – più realisticamente e senza inficiare la geopolitica europea – prendiamo spunto da questo Paese.

La parola belga di riferimento è knuffelcontact, in italiano “compagn* di coccole”

Stiamo parlando di una nuova figura introdotta da Alexander De Croo – primo ministro dello Stato dei cavoletti – per aiutare a superare le difficoltà dell’isolamento sul piano psicologico e sociale ovviamente causa Covid. 

L’idea è semplice e regolamentata: ogni membro di una famiglia ha diritto ad un knuffelcontact, un individuo su cui poter fare affidamento, in carne e ossa, presente fisicamente al bisogno e ben disposto alla conversazione o ad altre pratiche. Ovviamente è prevista una casistica diversa per chi vive in solitudine, ovvero la possibilità di beneficiare di un ulteriore contatto, a patto che i visitatori non siano presenti nello stesso momento.

In sostanza, dunque: perché buttarsi a capofitto sulle e nelle vaschette di gelato (artigianale, eh) per superare l’ansia da isolamento forzato, quando c’è la possibilità di ricevere un supporto psicologico amico

Pensiamoci – pensateci – se dovessimo rientrare in lockdownNe va della nostra salute e di quella di generi alimentari e peluche.

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