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Con il cuore in consolle: la musica ti salva sempre

di Alessia Cersosimo

Qualche giorno fa un famoso dj raccontava in radio che, agli esordi della sua carriera, si portava da casa i dischi che poi avrebbe inserito in consolle. Tu la vedevi di sfuggita la consolle, in quelle notti in cui il tempo non bastava mai e le luci della città si chiudevano dentro un club del centro. Fino all’alba, guardavi il dj, con quella sua aria giusta

Ma che fine hanno fatto i djs con il blocco della musica dal vivo? L’abbiamo chiesto a quattro ragazzi della scena musicale fiorentina

Leonardo Molto Bene, che ha all’attivo, oltre ai djset dal vivo (http://soundclud.com/yourbodymoltobene), anche un progetto di produzione di musica beat, con il nome di CatPaw, ha vissuto il lockdown come un’opportunità. Restare a casa gli ha consentito di terminare dei progetti musicali e, soprattutto, di crearne nuovi. Leo non ha mai smesso di fare musica, ma ha avvertitol’assenza di socialità. Perché i djs non vivono isolati nei dischi, si muovono in un mondo fatto di persone e locali dove i proprietari diventano tuoi amici. Quei punti di riferimento erano svaniti. Leo non ha voluto sostituire questo capitale umano con una diretta, snaturando un flusso di sensazioni che si provano solo in un locale pieno di gente. Non si può “normalizzare una cosa, che normale non è!”.

DjoSafe K (https://www.instagram.com/djosafek/), invece, ha realizzato varie dirette Instagram. Lui mette musica funk, da ballare tutta la notte. A marzo, l’isolamento non gli consentiva di continuare a crearla ma, per quello strano moto umano chiamato adattamento, ha dato vita all’appuntamento della domenica #ilDjornodelsignore. Ironico titolo che, in quel tempo tutto uguale, ci ricordava in che giorno della settimana fossimo e che era pur sempre il weekend. Ecco che il suono della consolle irrompeva nel silenzio delle strade, alleviando quella nostalgia per le serate di musica dal vivo. Terminata la quarantena, però, DjoSafe K, nell’unico djset dal vivo, ha dovuto fare musica da ascolto, con il pubblico seduto. Ma la vita da dj è diversa, suonare davanti ad un pubblico, in mezzo agli occhi di tante persone “è un’altra cosa”.

Andrea Marsico, o Andrew (https://facebook.com/andrew.dj.it), crea musica adatta ai club notturni, ma quando anche questi hanno chiuso, è piombato nella tristezza. Non poteva più esprimere la sua idea di djset “ad un pubblico che va nei club per vivere i tuoi dischi, non per subirli”. Il djset è orientato in base a chi ti ascolterà e al locale dove suonerai. Niente dirette quindi, perché rivolte a tutti indistintamente. Ha così cercato di dare vita ad una webradio, dove il dj, suonando, condividesse la performance. L’idea non è andata in porto, a causa delle mille problematiche che affliggono il mondo dei piccoli locali di musica dal vivo, fra SIAE e  assenza di tutele. Per non piegarsi alle situazioni virtuali, che mascherano la realtà, servirebbero aiuti concreti ed agevolazioni che, fino ad ora, non ci sono state. 

La stessa idea, poi abbandonata, era venuta a Coqo’ Djette (https://www.mixcloud.com/coqò-djette/), per creare un programma online con Radiosonar, trasmettendo puntate dalle case, dislocate in luoghi lontani. Durante l’isolamento era stata assalita dalla paura di perdere l’entusiasmo di fare musica. Subito dopo, però, Coqo’ ha realizzato due dirette, sapendo che qualcuno la stesse ascoltando. Ma questa avventura si è esaurita lì, perché “la performance dal vivo non può essere sostituita da niente”, il lavoro della dj è fatto tra la gente. A fine ottobre, un festival le chiede di suonare da Firenze. Coqo’ si reinventa e chiama un paio di djs a casa: registrano una djsession, divertendosi insieme. La presenza di pochissime persone le fa provare di nuovo quell’energia che trasmetteva e prendeva dal pubblico, inteso come scambio di idee e sensazioni.

Questi quattro ragazzi non sono solo dei djs, ma giovani che, nella vita di tutti i giorni, fanno altri lavori. È una generazione che naviga a vista tra mille passioni, lavori sottopagati e lauree più o meno utili ma che, durante il lockdown, ha cercato di restare in piedi con la creatività e la capacità, tipica della nostra età, di adattarci alle situazioni scomode. I djs, però, sono più fortunati di altri, perché la musica ti salva sempre, è dappertutto e la puoi portare ovunque, anche solo nella tua testa, non serve per forza avere una consolle.                                                                                                                                 

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