di Tommaso Chimenti
Per adesso i grandi teatri fiorentini (Pergola, Puccini) ancora non hanno deciso il da farsi sulla riapertura. Con le regole del distanziamento dei posti sarebbe difficile poter reggere il peso economico. Ma intorno si muove eccome la scena a partire dal festival “Avamposti d’Autore” del Teatro delle Donne di Calenzano con il loro programma iniziato a settembre e che prosegue a ottobre con la “trasferta” al Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino con “Dalle stelle” (17-18) di Silvia Calamai.
Due anziani (in scena Antonio Fazzini e Annibale Pavone) su una panchina a ricordare, con grandi vuoti di memoria, in ragionamenti paradossali, iperbolici, ridicolmente dolci, pateticamente toccanti. Aspettando quel Godot che potrebbe avere i contorni delle badanti come della Morte.
Ancora Limonaia con il festival “Intercity” (anche questo cominciato a settembre) con i suoi tre ultimi spettacoli, tutti da scoprire: “Vento, Pioggia, Mare” (3-4) di e con Teresa Fallai ispirata da Jon Fosse e al suo viaggio esistenziale dentro il cupo, la nebbia, il ghiaccio reale e interiore; il Vento come soffio vitale, la Pioggia è il tormento di una madre, il Mare è il miraggio dell’amore.
Incuriosisce “La nipote di Mubarak” (10-11), per la regia di Vinicio Marchioni. In scena Marco Vergani. Il focus è sulle sparizioni, le realtà nascoste e quelle troppo abbaglianti per poter essere viste, quelle che crediamo di conoscere e invece sappiamo soltanto quello che ci hanno voluto far sapere. Che cos’è la verità e che cos’è l’informazione in un mondo dove le notizie ci bombardano e credere a chi urla più forte è più facile, più comodo ma anche, spesso, inevitabile?
Per chiudere con “Bestie” (il 19) da Federigo Tozzi con Alessandro Baldinotti e Giusi Merli sul palco che ci cimentano tra i racconti e i lampi dell’autore toscano. Chi sono le bestie, siamo noi queste bestie che appaiono e scompaiono tra le righe all’improvviso?
Ritorna sul palco del Teatro di Rifredi “Tebas Land” (dal 22 al 31) drammaturgia dell’autore uruguaiano Sergio Blanco che gioca sul vero e sul presunto, sul creduto e sul plausibile nel solco, in equilibrio, nel confine tra il possibile e il reale. Un incontro, tra uno scrittore e un detenuto accusato di parricidio, che fa frizione: fino a che punto siamo capaci di metterci in gioco, di dare credito alle storie che ci circondano, alle quali spesso crediamo per pigrizia, per ignoranza, per menefreghismo?