di Deborah Nichele
La stagione delle foglie che cadono e delle serate con coperte e vin brulè è ormai arrivata. C’è a chi piace crogiolarsi davanti alla stufa con una tazza di tè caldo, chi invece si gode i colori dell’autunno con una bella passeggiata in campagna. Ciò che non manca mai, però, sono le castagne. Che siano fatte alla brace, lesse o usate per un dolce, piacciono davvero a tutti.
In passato, tuttavia, esse avevano un compito ben diverso da quello gastronomico che, da buoni fiorentini, non possiamo non raccontare.
La Torre della Castagna e le sue “ballotte”
La Torre della Castagna, situata in piazza San Martino all’angolo con via Dante Alighieri, con le castagne ne ha avuto a che fare per molto tempo.
Prima della costruzione di Palazzo Vecchio, infatti, questa era la sede dei Priori di Firenze, che si riunivano spesso per prendere importanti decisioni a livello politico e per votare le scelte e i futuri rappresentanti della città. Il nome di questo edificio storico sembrerebbe derivare dalle castagne che venivano usate per esprimere il voto: il frutto autunnale veniva infatti messo in particolari sacchetti simboleggianti la scelta della votazione.
Ora, chi non ha mai sentito parlare di “ballottaggio”? Questo termine, usato anche oggi per indicare una seconda votazione, sembra derivare proprio dall’antica torre della città. In fiorentino, infatti, le castagne lesse sono normalmente chiamate ballotte. Etimologicamente, ballottaggio deriva dal francese ballottage, che a sua volta nasce dall’italiano ballotta (come ci spiega Treccani, ballotta significa pallottola, in particolare, quella usata un tempo nelle assemblee e nelle magistrature collegiali, per dare il voto).
Pare insomma che le castagne toscane abbiano dato origine a una nuova parola italiana: non solo buone, ma anche utili! La prossima volta che si addenta questo delizioso frutto, il pensiero non potrà che andare alla Torre della Castagna, un pezzo di storia fiorentina arrivato a noi fino a oggi.