di Giulia De Giorgio
In Giappone quando un vaso di ceramica si rompe, viene riparato con oro liquido. Le crepe tra un coccio e l’altro diventano elementi preziosi che, paradossalmente, conferiscono al vaso un valore maggiore di quello che possedeva prima della rottura.
Radici di Malva e Maharajah, di Martina della Valle, è un progetto che, analogamente alla storia dei vasi del Giappone, innesca valore a quegli elementi della natura che rimangono ai margini di Firenze, ai margini dell’Arno, ai margini dell’attenzione dell’uomo.
Ambientato all’interno del parco delle Cascine, Radici di Malva e Maharajah è il risultato della residenza dell’artista presso il PIA_Palazzina Indiano Arte e rappresenta un vero e proprio storytelling sulle specie comuni cresciute intorno al Monumento del Principe Indiano.
Si tratta maggiormente di specie di importazione estera alle quali Martina Della Valle restituisce un’identità tracciandone e descrivendone il percorso, grazie ad uno studio approfondito sui Database territoriali.
L’artista si ispira alla vicenda del Principe Indiano Rajaram II (13 aprile 1850 – 30 novembre 1870) cremato proprio “all’estrema punta del Barco, là dove le torbide acque del Mugnone si gettano gorgogliando nella rapida corrente dell’Arno […]” (La Nazione, 1874).
“Essendo nata molto vicino al parco della Cascine, ho trascorso molte ore della mia infanzia tra questi alberi. Del parco e di quei tempi ricordo dettagli minimi di natura diversa. Mia zia Jole mi portava spesso a piedi nel parco a raccogliere radici di Malva, convinta che il latte che esce da questa radice potesse rallentare lo sbiancarsi del suo corpo dovuto a una malattia autoimmune. Ricordo quelle passeggiate con affetto come brevi avventure nel verde cittadino”.
L’opera di Martina Della Valle pone sotto i riflettori piante di vario genere, arbusti e fogliame di scarto, creandone un’opera d’arte, proprio come fanno in Giappone con i vasi rotti.
La mostra sarà presente fino al 4 ottobre presso il PIA_Palazzina Indiano Arte.