di Deborah Nichele
La Toscana, si sa, a livello enologico è conosciuta per i suoi strepitosi Chianti, la cui produzione viene esportata all’estero per l’80% – sarà che beviamo troppo poco? – soprattutto negli Stati Uniti. Un po’ perché la cucina toscana prevede molti piatti di carne, un po’ per tradizione, una bottiglia di Chianti in cantina non può mai mancare.
La nostra bella regione, tuttavia, ha molto di più da offrire. Nonostante i bianchi siano in minoranza, una parola va spesa per il delizioso Vernaccia di San Gimignano, un bianco fermo che viene prodotto solo nei pressi dell’omonima cittadina, tra le piante di rosmarino e salvia e le morbide colline che caratterizzano il territorio.
Il Vernaccia di San Gimignano, perché devi averne sempre uno a portata di calice.
Innanzitutto è bene segnalare il primato di questo vino: facciamo un salto indietro nel tempo, atterrando il giorno 6 maggio 1966. Nella Gazzetta Ufficiale veniva pubblicato il decreto di riconoscimento della DOC Vernaccia di San Gimignano, che diventava così il primo vino a Denominazione di Origine Controllata d’Italia. Ebbene sì, al Vernaccia fu attribuita una denominazione prima non solo del Chianti, ma di tutti i vini della penisola.
Detto questo, passiamo alla nostra bottiglia. Il Disciplinare prevede come area di produzione esclusivamente il territorio comunale di San Gimignano, usando come vitigno almeno l’85% Vernaccia di San Gimignano, in uvaggio con un massimo del 15% di altri vitigni a bacca bianca non aromatici. I vitigni Sauvignon e Riesling, poi, non possono superare (da soli o insieme) il 10%.
Per chi ama vini più strutturati è possibile assaggiare una Riserva, creata con le uve migliori e un periodo di affinamento decisamente più lungo. Stiamo parlando di un vino di forte personalità, per il suo caratteristico profilo sapido-minerale e la sua straordinaria capacità di evolvere nel tempo, atipica nei vini bianchi.
Provatelo con piatti a base di pesce o formaggi semi-stagionati, non potrete che rimanere soddisfatti!