Dri è un vero cantastorie. Di quelli che per rispondere a una domanda innocua e banale partono da un piccolo fattore scatenante una serie di impossibili casualità. Sembra attirare rocambolesche avventure a ogni passo che fa. Nella nostra ora di chiacchierata, davanti a un vino rosso e dei ceci secchi da sgranocchiare, abbiamo spaziato da un viaggio in Colombia a una chiesa sconsacrata in provincia di Pisa, dove ognuna delle 99 sedie presenti è stata donata da un abitante del paese.
La sua musica ti conduce per mano dalla Milano sardonica di Jannacci e Gaber alla Romagna un po’ amara di Giorgio Canali; la radice è la vecchia e intramontabile scuola chitarra e voce, una scrittura sincera ma raffinata nella ricerca metrica e nelle rime, nelle quali si sentono gli echi di una più contemporanea influenza della scena rap.
Il suo progetto nasce solista, è perciò piuttosto flessibile e recentemente ha potuto giovarsi di una band d’eccezione formata da Giovanni Mazzanti alla chitarra e alla produzione, Dario Fischi al basso e Oscar Gigli alla batteria. Dri ha sfornato il primo disco, Ritagli di giornate, nel 2018 e si appresta a farne uscire un secondo, con una modalità tutta sua: “per unire il vecchio col nuovo e anche per emergere nel mare di proposte musicali ho deciso di inventare la figura del cantautuber: vale a dire che io mi giro e mi monto tutti i video da solo. Attualmente sto programmando di pubblicarne uno al mese per accompagnare così tutti i brani del prossimo disco, che saranno così tutti singoli”.
L’uscita più recente è Sciarpa azzurra (https://www.youtube.com/watch?v=lK12740zT-g ), con il video interamente girato a Vilminore di Scalve, paesino non lontano dalla sua Bergamo e dove ha trascorso molte vacanze prima di scoprire la passione per i viaggi. Un tema ricorrente e fondativo, tanto da dare il nome al disco in cantiere, Dri viaggia e suona la chitarra.
Autoironico in tutto, dal cappello da pescatore che indossa durante l’esibizione live fino alla gestione dei social, ha il raro dono di scrivere “canzoni allegre che deprimono la gente”.
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