Arte

Il cinema del ricordo: Via Don Minzoni n.6

By Caterina Liverani

September 10, 2020

Tra i film che hanno dovuto subire una brusca interruzione a causa dei ben noti eventi della scorsa primavera ce n’è uno che, nello stop forzato, è maturato e si è necessariamente adattato alle nuove circostanze. Si tratta del film Via Don Minzoni N.6 (8 Production) di Andrea Caciagli le cui riprese erano pronte per partire allo scoccare dell’emergenza sanitaria. 

ph. Lorenzo Gonfiantini

Un film intimista e indipendente che parla di spazio e di memoria e che, grazie alla testardaggine e alla perseveranza del suo autore, vedrà presto la luce. 

L’idea del film nasce da un progetto precedente: un documentario su una vicenda autobiografica” racconta il regista Andrea Caciagli. “Quando sono rientrato a Firenze da Roma per stare in famiglia, dopo che a mia nonna era stato diagnosticato l’Alzheimer, ho iniziato a riflettere sullo smarrimento che sopraggiunge per una persona in queste circostanze. Per 4 anni ho lavorato al documentario, che al momento si trova in una fase di post produzione. Nel tempo, analizzando tutto questo materiale, mi sono accorto che c’era una grande parte di storia che rischiava di rimanere sommersa: mi riferisco in particolare al rapporto con la fine di un luogo, la casa, in cui si è cresciuti e ai 40 anni che una famiglia vi ha abitato. Il film racconterà l’ultima notte del protagonista trentenne nella casa in cui è cresciuto prima che questa passi di proprietà”. 

Lo spazio domestico che per molti mesi è stato il nostro unico orizzonte. 

La casa rappresenta tante cose nel corso di una vita, e in questa mia ricerca, è il punto di contatto tra il documentario e il film, la storia reale di quei luoghi e di quegli oggetti. Ho vissuto tutto il lockdown proprio in questa casa che sto raccontando ed è stato un momento surreale. Era tutto pronto e le riprese avrebbero dovuto essere proprio lì. Successivamente l’immobile è stato acquisito dai nuovi proprietari e siamo stati quindi costretti a ricostruire l’ambiente altrove, con le ovvie complicazioni date dalla necessità di doverlo reinventare. Il cinema però è per sua natura un compromesso fra un’idea e la realtà”.

Ed è a questo punto che entra in gioco la testardaggine? “Quella? Sopravvive anche al Coronavirus!”.