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IL NOWHERE BLUES DI KING OF THE OPERA

“Nowhere Blues” è il titolo dell’ultimo album di King of The Opera, il progetto musicale del chitarrista, cantante, songwriter toscano Alberto Mariotti, stupenda mutazione di quella fortunatissima esperienza chiamata Samuel Katarro
Domenica 6 settembre KOTO arriverà a San Salvi a presentare il nuovo lavoro con un live inedito in trio all’interno della nostra rassegna Is That Folk?, inserita nel festival Storie differenti in collabrazione con Chille de la Balanza e La Chute.

Se togliamo l’EP “Driftwood” (2014) e l’album di cover “Pangos Sessions” (2016), sono passati otto anni dal tuo ultimo lavoro in studio “Nothing Outstanding” come King of the Opera. Cosa è successo in tutto questo tempo?

Ritengo che sia “Driftwood” che le “Pangos Sessions” siano stati due passaggi fondamentali, proprio come un album vero e proprio. Il primo per aver sviluppato in una chiave più libera e meno legata alla forma canzone le idee di “Nothing Outstanding”, l’altro per avermi permesso di suonare con altri musicisti in un contesto molto informale e rilassato dopo lo scioglimento della prima formazione. Considerando anche i singoli pubblicati a nome Ocean Bells, le varie produzioni artistiche di cui mi sono occupato e gli impegni lavorativi di altra natura direi che nonostante tutto di cose da fare ce ne siano state.

Cos’è per te il “Nowhere Blues”?

È il mio modo di entrare spiritualmente in contatto con i mitici bluesmen del primo dopoguerra che tanto ho adorato sin dai tempi del primo Samuel Katarro, cercando di assimilarne le intuizioni ma trasferendole in un contesto inedito e moderno, certamente più algido ed astratto.

In questo album fai largo uso di synth ed elementi elettronici, ennesima svolta musicale nella tua incredibile carriera. Perché questa scelta?

Per me ogni episodio della mia discografia deve contenere sempre delle novità rispetto alla produzione precedente, non lo faccio per stupire a tutti i costi, ma è importante includere un margine di rischio tangibile in fase creativa. Ciò mi consente di allontanarmi dalla mia comfort zone ed evitare noiosi manierismi. L’uso dell’elettronica in particolare nasce un po’ dalla necessita di ovviare alle carenze tecniche che la registrazione casalinga mi ha imposto e un po’ per la voglia di utilizzare il mio strumento, la chitarra, come semplice colore anziché come “motore” dei brani.

Nel disco spicca la collaborazione con gli  ⁄Handlogic, altra fantastica realtà nostrana. C’è qualche altro progetto italiano con cui ti piacerebbe produrre qualcosa?

Recentemente ho ascoltato “L’AB”, l’ultimo album di Beatrice Antolini, e l’ho trovato davvero brillante, soprattutto per la produzione e le modalità di arrangiamento. Lei è sempre stata una fuoriclasse ma credo che con questo disco in particolare abbia trovato una dimensione molto personale ed efficace che penso potrebbe arricchire alcuni nuovi brani su cui sto lavorando. Un’altra idea che mi solletica alquanto è confrontarmi con un progetto di cantautorato italiano più classico e distante dal mio mondo. Pensavo ad esempio ad una collaborazione, magari anche solo un pezzo, con Andrea Appino che, oltre ad essere uno dei più capaci autori attuali, è anche un amico.

Arriverai a San Salvi con un inedito live in trio. Ci puoi anticipare qualcosa di quello che vedremo sul palco?

Suoneremo per intero il nuovo album e lo faremo cercando di rimanere fedeli alle versioni in studio ma allo stesso tempo di infondere un’energia nuova alle canzoni con degli arrangiamenti meno eterei e più post-punk. Sarà un live intenso, anche emotivamente.

King of the Opera: https://www.facebook.com/kingoftheopera/

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