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La maschera subacquea diventa un respiratore. Da Calenzano arrivano valvole e maker in soccorso

di Daniel C. Meyer  

Trasformare comunissime maschere da sub in efficacissimi respiratori a prova di Covid-19? Sembra un’idea fantascientifica, ma è successo davvero: è la storia incredibile di un progetto che, nella migliore tradizione del made in Italy, ha unito innovazione, gioco di squadra, tecnologia, design e tanta, tanta creatività.

E c’è anche un po’ di Firenze, in questa storia: “Quando abbiamo ricevuto l’appello di Isinnova e Fablab, le aziende bresciane che hanno lanciato l’idea e che hanno mandato un S.O.S. via social per realizzare 500 kit di valvole per questi respiratori, abbiamo subito aderito volentieri a questo progetto” spiega Andrea Bruni, titolare di Studio MP, azienda di Calenzano che si occupa di architettura e design. 

Andrea, co-fondatore dello studio assieme a Valerio Monticelli, di professione è un maker (così si definiscono questi artigiani del terzo millennio che grazie alle nuove tecnologie creano dal nulla qualcosa che non c’è ancora), e si mette al lavoro per trovare una soluzione: in tempi brevissimi viene avviata la produzione di circa una trentina di valvole al giorno (fondamentali per il funzionamento della maschera), realizzate con il supporto di un’altra azienda fiorentina, la ditta F.B.M. di Brighella & C. di Sesto Fiorentino, che mette a disposizione le sue stampanti 3D per velocizzare il processo. 

Così, grazie anche al supporto di tutti gli altri maker che hanno risposto alla chiamata, in soli due giorni l’obiettivo finale è raggiunto: i 500 pezzi da mandare agli ospedali di Brescia sono pronti e perfettamente funzionanti.  E non finisce qui: visto l’ottimo risultato anche l’ospedale di Pordenone ha contattato lo Studio MP per realizzare altre valvole.

Un bel finale per una storia che ha davvero dell’incredibile. Tutto nasce quando Isinnova, azienda bresciana fondata nel 2015, viene contattata da un ex primario dell’Ospedale di Gardone Valtrompia, il dottor Renato Favero, che condivide con la startup l’idea di far fronte alla possibile penuria di maschere ospedaliere C-PAP (il “casco” che viene messo in testa ai contagiati da Coronavirus per aiutarli a respirare in terapia sub-intensiva) riadattando allo scopo un prototipo di maschera da snorkeling e trasformandola in una maschera respiratoria, ottima in caso  di emergenza o di difficoltà di reperimento di fornitura sanitaria ufficiale.

Isinnova ha poi contattato Decathlon, produttore della maschera da snorkeling Easybreath, scelta come prototipo ideale, e la multinazionale francese ha accettato la sfida, rendendosi disponibile a collaborare e fornendo il disegno CAD della maschera; il prodotto è stato smontato, studiato e sono state valutate le modifiche da fare. Di qui, la call a tutti i maker per sopperire in tempi rapidi alle parti mancanti, a cui hanno risposto lo Studio MP e la  F.B.M. di Brighella & C.. Il resto è già storia.

“È nei momenti di crisi che sorge l’inventiva” diceva Albert Einstein, e questo progetto ne è davvero la dimostrazione più lampante: un caso da manuale di open innovation, ossia la strategia in base alla quale si cercano idee e soluzioni innovative out of the box, al di fuori del perimetro aziendale e del comune modo di pensare. Un bell’esempio di gioco di squadra tra giovani startup che hanno saputo davvero creare qualcosa di unico e geniale in tempi rapidissimi, alla faccia anche di un certo stereotipo che vuole un’Italia divisa tra tanti piccoli campanili in perenne competizione tra loro. Il messaggio è chiaro: insieme, possiamo farcela.

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